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Tre operazioni per il sopravvissuto Da lui la testimonianza-chiave

Un uomo per bene. Sportivo, impegnato, simpatico ed affidabile. Uno su cui tutti sanno di poter contare a Portomaggiore. E su cui contano anche gli inquirenti per quadrare le loro ipotesi. Perché lui è l'unico testimone. Ha visto la morte in faccia ma si è salvato per miracolo.

Quando si sveglierà, Marco Ravaglia, 54 anni ad ottobre, guardia provinciale, dovrà confermare, ancora una volta, che quell'uomo che ha ucciso, sabato scorso, il suo amico e collega Valerio Verri, dopo aver sparato a bruciapelo a lui, è lo stesso Ezechiele che tutti credevano Igor.

Tre pallottole, due all'addome e una all'avambraccio: Ravaglia è già stato operato tre volte all'ospedale di Cesena. Resta in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita. La moglie Cinzia gli resta accanto, nel reparto di terapia intensiva e non ha molte parole per nessuno. Stordita, appesa al filo della speranza.

I medici hanno estratto le pallottole più pericolose e poi hanno stabilizzato Ravaglia. Lui è stato «graziato» dal parabrezza dell'auto, ma Igor - Ezechiele deve aver creduto di aver ucciso anche lui oltre ad aver freddato Verri che con coraggio aveva provato a reagire. Il killer si è impossessato della sua pistola ed ora è in fuga con almeno tre diverse armi, due corte ed il suo «inseparabile» fucile da caccia.

LuGa

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