«I farisei volevano fargli l'esame di religione e condurlo in errore» dice il Papa. Parla di Gesù e in Piazza San Pietro c'è chi pensa a lui, al Sinodo delle divisioni e alle accuse che gli piovono addosso. «I farisei» e Gesù, racconta il Vangelo del giorno. Problemi di «coscienza» o di «prestigio»? È la domanda che lancia il Pontefice nell'omelia della Messa con cui beatifica Paolo VI, diverso e simile a lui.
Il Papa criticato e così forte da accettare il dissenso. «Dio non ha paura delle novità» ripete, non domato dagli scontri che hanno attenuato le aperture verso risposati e omosessuali. Lui ha detto no, nel discorso finale del Sinodo, anche al «buonismo distruttivo», rifiutando la sponda di «progressisti e liberalisti». Così ci sono tre Papi in piazza San Pietro a segnare la continuità, a tenere unita la Chiesa. Uno è il beato Montini. Vicino a Francesco, l'emerito Benedetto: si salutano, si abbracciano com'è accaduto altre volte.
Il teologo Joseph Ratzinger. Il gioco di alcuni è metterli uno contro l'altro, come se Benedetto non si fosse dimesso e non avesse promesso obbedienza a colui che si preparava a prendere il suo posto. Ma Ratzinger non si solleva come nelle trame di palazzo, si solleva per salutare con affetto Francesco, tra gli applausi della folla. Cum Petro e sub Petro , con Pietro e sotto Pietro, come alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Come alla recentissima festa dei nonni. Sabato sera, nel messaggio di chiusura dopo la prima fase del Sinodo, Francesco ha dedicato un lungo, lunghissimo passaggio a Ratzinger. Una citazione che sottolinea la continuità nel predicare «l'infinita misericordia di Dio», «l'amore incondizionato», «aperto a tutti», «delicato... verso i peccatori». Va avanti la Chiesa e rimane sempre lei.
In piazza c'è la scossa del ciclone Bergoglio, del suo modo di inseguire le «pecorelle smarrite», «di mangiare e di bere con i pubblicani e le prostitute». Paolo VI è ricordato da Francesco come «grande timoniere del Concilio», uomo che si è aperto alla società e ha traghettato la Chiesa nella modernità. Dice il Papa nell'omelia della beatificazione, citando Montini: «Scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie e i metodi alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società».
I segni dei tempi, le mutate condizioni della società, parole scritte da Papa Montini nel 1965 che Bergoglio ripete per la Chiesa di oggi. Prende Paolo VI come compagno di viaggio in questo Sinodo che qualcuno ha definito un mini Concilio e che riprenderà l'anno prossimo. Paolo VI, incompreso e osteggiato. In piazza uno striscione enorme ricorda l' Humanae Vitae , l'enciclica contro la pillola per cui fu tanto attaccato e quasi irriso. Si aspettava una citazione, quel gruppo di fedeli con il cartello, che non è arrivata.
Alla fine della Messa, nel suo stile, Francesco si avvicina ai cardinali, uno a uno, per salutarli e abbracciarli. Secondo le indiscrezioni che si rincorrono sui social network , mancano Gerhard Müller, prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, e Raymond Burke, prefetto della Segnatura apostolica. Un caso che i due prelati conservatori fossero assenti?
All'Angelus, Francesco torna su Paolo VI, dice che la sua Evangelii
Nuntiandi del 1975 è «attuale ancora oggi». Annunciare il Vangelo. «Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» scandisce il Papa. Ma attenzione a chi si dà il primato: «Dio solo è il Signore dell'uomo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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