C'è davvero da ammetterlo: il clima non è più quello di pochi decenni fa. Qualcosa sta cambiando (e un po' anche per colpa dell'uomo). Finora si è parlato di Irma, l'uragano che sta lasciando Porto Rico e che ha provocato almeno dieci vittime abbattendosi sulle Piccole Antille. Ma spaventano anche José e Katia. Il primo è ancora lontano, perso nelle acque dell'oceano Atlantico, a centinaia di chilometri dalle isole che si affacciano sulle Americhe; il secondo si sta dirigendo col suo carico di pioggia e di vento verso le coste del Messico. Tre gigantesche tempeste sulla stessa area del pianeta, un fenomeno che gli stessi climatologi fanno fatica a decifrare.
Che cos'è esattamente un uragano e come fanno a formarsene tre in un colpo solo? Non è una questione numerica, affermano gli scienziati, ma un discorso che riguarda la tipologia delle acque, e soprattutto la temperatura che si stabilisce in superficie. Siamo in una zona tropicale, e per vari motivi l'aria molto calda si accumula negli strati bassi dell'atmosfera. L'innalzamento della colonnina di mercurio si ripercuote sulla superficie oceanica che arriva a «scottare», raggiungendo i 26°-27°. In seguito l'energia accumulata dalle acque sotto forma di calore e umidità torna all'atmosfera provocando lo sviluppo in quota di importanti formazioni nuvolose, dovute alla condensazione. A questo punto l'uragano si innesca a ridosso dell'equatore, a cinque o sei gradi Nord o Sud. Non è un caso. A queste latitudini, infatti, agisce una forza particolare, detta di Coriolis, legata al movimento del pianeta, che ha il potere di impartire un moto rotatorio al sistema nuvoloso che si è appena creato. Ora dipende dalle circostanze e dai venti. Se spirano verso l'equatore indeboliscono la forza di Coriolis e smorzano la tempesta; se invece spingono il sistema perturbato verso le alte latitudini, si creano discrepanze pressorie a livello atmosferico che portano a un incremento progressivo della potenza dei venti che oltre i 120 km/h vengono chiamati uragani. Classificati secondo una scala (di Saffir-Simpson) che va da uno a cinque. Quelli più catastrofici come i recenti Katrina e Sandy - appartengono all'ultima categoria, con venti che superano i 250 km/h e capaci di provocare danni gravissimi agli edifici e agli alberi e provocare inondazioni che possono sommergere le coste per chilometri. Quelli osservati in queste ore hanno potenze diverse, ma si sono originati tutti nell'oceano Atlantico, fra i luoghi più sensibili a questo tipo di eventi. Per il tipo di clima che incide su questa zona terrestre, e per la stagione in corso; si sa infatti che il periodo in cui si formano più spesso i cicloni atlantici va dai primi di giugno alla fine di novembre. Certo, ultimamente si sta assistendo a un incremento di questo genere di fenomeni e in generale di tutti i fenomeni climatici estremi. Colpa del surriscaldamento globale: l'Intergovernmental Panel on Climate Change ha reso noto che dal 1950 a oggi si sono innalzate le temperature medie su tutto il pianeta, con un'impennata delle precipitazioni in vaste aree della Terra.
Il 44 per cento dei paesi del mondo ha osservato temperature di caldo record nel periodo fra il 2001 e il 2010. E potremmo andare avanti all'infinito con numeri di questo tipo; che purtroppo, pur dicendoci molto, non ci mettono nelle condizioni di poter contrastare efficacemente le tempeste di oggi e quelle che verranno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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