Roma - Fin che c'è vita c'è Speranza. La nuova maggioranza di governo cerca di resistere? La stessa cosa provano a fare i vertici della Rai. Perché poche ore dopo la vittoria del No, le opposizioni già meditavano l'offensiva sulla tv di Stato: «Servono elezioni subito e questa televisione non garantisce l'equità necessaria, lo ha dimostrato nella campagna referendaria». Poi esce allo scoperto il primo contestatore, Speranza, di nome Roberto, leader minimo della corrente bersaniana. Che lunedì, durante la direzione Pd, attacca i mille giorni di Renzi anche sul pronte televisivo: «È stata raccontata l'Italia Felix che esisteva solo accendendo la tv». Bum. Mentre ieri ecco che si passa da un ex a un capogruppo alla Camera, quello di Forza Italia, Renato Brunetta. Che nel suo intervento sollecita le dimissioni di Monica Maggioni e Antonio Campo Dall'Orto, rispettivamente presidente e direttore generale della Rai.
Questa la guerra delle parole, ma è in retrovia che si sta combattendo lo scontro più duro. Oggi è in programma il consiglio d'amministrazione Rai, dove Carlo Verdelli dovrà presentare il suo piano editoriale per l'informazione. Ed è qui che l'opposizione voleva lanciare il primo blitz. Colpire Verdelli e far circolare già il nome di chi potrebbe sostituirlo, Nino Rizzo Nervo, giornalista, ex consigliere Rai, gradito al presidente Mattarella e anche al neo premier Gentiloni. Così la settimana scorsa è stata un'infinita sfida tra Campo Dall'Orto e i tre consiglieri indicati dalle opposizioni, Arturo Diaconale, Carlo Freccero e Giancarlo Mazzuca. Una battaglia a colpi di sms. «Devi mettere ai voti il progetto di Verdelli», chiedevano Freccero (indicato da M5s e Sel), «subito», rilanciavano gli altri. «Niente da fare», rispondeva il dg. Fino a una ragionevole mediazione: «Mercoledì si discute del piano Verdelli, ma è possibile votarlo senza averlo studiato? Penso sia necessario un altro cda per votarlo». Ma nella tregua già si fa la conta dei voti: sette sono i consiglieri Rai, tre d'opposizione. Non basta per bocciare il piano. Però c'è almeno una variabile, Franco Siddi, ex segretario generale del sindacato giornalisti. Indicato dal partito di governo, Siddi ha criticato il piano di Verdelli. Che lo stesso Campo Dall'Orto avrebbe già retrocesso, da piano «a progetto». Insomma, un punto di partenza, non qualcosa di immediato.
Una frenata che avrebbe spiazzato anche chi stava cercando una nuova sede milanese per circa 100 dipendenti Rai. Nella rivoluzione di Verdelli dovevano lavorare non più a Roma, ma nel capoluogo lombardo, nuova sede del TG2.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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