Forse la principale esigenza del premier Conte, del ministro Tria e dei ministri penstastellati era trovare un tema che non facesse esplodere l'ennesimo caso politico. Meglio non toccare l'argomento flat tax, glissare sugli investimenti in opere pubbliche e puntare su altro. Ad esempio rispolverare un'idea datata, quella della Banca per il mezzogiorno. La proposta è rispuntata ieri al secondo tavolo con le parti sociali (sindacati e associazioni d'impresa) convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A parlarne è stato il ministro dell'Economia Giovanni Tria. «Stiamo lavorando a una banca specifica per il Mezzogiorno per erogare il credito alle imprese del Sud. Ma ci vuole tempo».
Precisazione doverosa, da parte di un ministro spesso costretto a frenare gli entusiasmi della maggioranza. «La questione dello sviluppo del Sud è un tema molto complesso. Occorre una programmazione seria», ha aggiunto. L'idea non è nuova. La prima banca per il Mezzogiorno nasce nel 1952. L'idea viene ripresa dal governo Berlusconi, fortemente voluta dal ministro dell'economia Giulio Tremonti, sempre per favorire le piccole e medie imprese del sud.
«Nulla di definito», hanno tenuto a precisare i segretari di Cgil, Cisl e Uil al termine dell'incontro con il governo. La prospettiva del credito agevolato al sud piace. «Ci sembra interessante questo metodo, per ora solo accennato», ha commentato la leader della Cisl Annamaria Furlan. Il punto è offrire credito agevolato alle imprese e alle famiglie del Sud.
Il segretario della Uil Carmelo Barbagallo parla di una «Cassa per il Mezzogiorno 4.0», rievocando così tutti i tentativi precedenti. Il sindacalista punta sulla necessità di «strutture materiali e immateriali». Anche il premier Conte sottolinea l'importanza delle infrastrutture, in particolare «digitali», sottolinea.
La proposta non era mai stata avanzata ai tavoli da parte di questo governo. Si fa strada, invece, la decontribuzione per i neoassunti. È una richiesta precisa di Confindustria condivisa dai sindacati (fa parte del cosiddetto Patto per la fabbrica, piano di azione comune di datori e organizzazioni dei lavoratori). Il governo sembra avere recepito.
Il ministro per il Sud Barbara Lezzi ha chiesto alle parti sociali di trattare il tema in un incontro specifico. I sindacati hanno espresso qualche perplessità, ma il tema va affrontato urgentemente, ha precisato il ministro M5s, «in virtù della prossima legge di Bilancio». L'idea è di riservarla solo ad alcuni settori, con uno sconto che entra in vigore nel 2020 e cala negli anni successivi.
Non è la proposta strutturale avanzata dalla Lega che, con il viceministro Massimo Garavaglia, vorrebbe mettere sulla decontribuzione i 10 miliardi del bonus Renzi. Più simile alla decontribuzione a favore dei contratti di solidarietà avviati alla Whirpool annunciati dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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