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Tria nel mirino M5S: "Basta attacchi o lascio". Di Maio: "Nessuna minaccia"

La manovra si avvicina, tensioni nel governo. Il M5S minimizza, il ministro chiama Conte: "Se sono io il problema, lascio"

Tria nel mirino M5S: "Basta  attacchi o lascio". Di Maio: "Nessuna minaccia"

La manovra si avvicina. Così come l'esigenza di far quadrare i conti rispettando le promesse elettorali scritte nere su bianco sul "contratto" senza far irritare l'Europa. Così gli occhi sono tutti puntati sul Giovanni Tria, al centro delle tensioni interne nel governo.

Il ministro dell'Economia è finito nel mirino sopratutto del M5S, che ne avrebbe persino chiesto la testa, dopo le frenate sul reddito di cittadinanza e le "ingerenze" su Tap e Tav. "Tutto falso", hanno assicurato ieri dal fronte grillino.

Ma Repubblica racconta oggi di una telefonata partita dal Mef verso il presidente del Consiglio Conte: "Se il problema sono io, allora vorrei fosse chiaro che sono pronto a fare un passo indietro anche subito", avrebbe detto secco Tria, che non ci sta a far da "capro espiatorio".

"Nessun assedio", assicura oggi il presidente della commissione Finanze del Senato, Alberto Bagnai, "Lega e M5S stanno cooperando con Tria e troveremo un punto di equilibrio. Si parla di assalto al ministro di due fazioni, invece i due partiti di maggioranza stanno lavorando con il ministro. Siamo fiduciosi che Tria troverà le risorse necessarie".

Pure il Ministero si affretta a smentire: "Le indiscrezioni apparse oggi sulla stampa su possibili dimissioni del ministro Tria sono prive di fondamento". E Luigi Di Maio aggiunge: "Nessuna minaccia, nessun ultimatum, nessuna tensione tra me e Giovanni Tria", dice, "Noi stiamo lavorando egregiamente a una legge di bilancio coraggiosa che tenga i conti in ordine. Qui l'unica cosa che stiamo facendo è lavorare 24 ore su 24 per trovare tutte le soluzioni che servono ai cittadini per portare a casa reddito di cittadinanza, flat tax e superamento della Fornero. È un lavoro di squadra, non ci sono divisioni su questo nemmeno con Giovanni Tri: c'è la piena volontà di tutte le parti del governo di dargli una mano ad ottenere questi risultati".

Intanto però un altro ministro, quello per il Mezzogiorno, torna a premere sul reddito di cittadinanza: "Se dovesse saltare sarebbe proprio il governo ad avere dei problemi", avvisa Barbara Lezzi (M5S), "Questa unione con la Lega è il frutto di un contratto di governo in cui c'è il reddito di cittadinanza. Allora, ci rendiamo conto che non si può fare tutto e subito e ci prendiamo l'arco della legislatura per poter portare a compimento il nostro programma però bisogna iniziare e anche in modo significativo.

Ci sono 5 milioni di poveri che aspettano risposte".

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