Tria: "Pil verso lo zero". E il governo scopre di avere finito i soldi

Il ministro: crescita ferma, niente manovra Ma l'Italia rispetterà gli impegni europei

Tria: "Pil verso lo zero". E il governo scopre di avere finito i soldi

Roma - Il messaggio in chiaro è il solito: «Non c'è bisogno di una manovra correttiva». La novità è che anche il ministero dell'Economia ammette che il 2019 il Pil non crescerà affatto. Poi c'è la lettera nascosta, che serve a spiegare ai colleghi del governo che nel Def non potranno esserci misure espansive. Niente colpi di teatro come nella legge di Bilancio del 2019, come il Reddito di cittadinanza e Quota 100 che hanno fatto esplodere la spesa sociale.

Il ministro Giovanni Tria dal palco del Festival dell'economia civile a Firenze ha delineato il territorio sul quale si muove il prossimo Documento di economia e finanza, che dovrebbe essere approvato entro il 10 aprile.

Intanto la crescita tendenziale. Le indiscrezioni di questi giorni la davano allo 0,1%. Il ministro è stato ancora più prudente. La crescita 2019 si avvia «verso lo zero». Siamo - ha spiegato - «di fronte a un rallentamento della crescita in tutta Europa. Si è fermata la Germania e di conseguenza si è fermata la parte più produttiva dell'Italia. Ora siccome l'Italia da anni cresce un punto in meno degli altri paesi europei noi ci avviamo verso lo zero».

Non sarà un «anno bellissimo» come aveva sostenuto il premier Giuseppe Conte, che ieri ha cercato di spostare l'obiettivo. Dalla crescita dell'economia a quella del benessere. «Occorre considerare altri indicatori, altrettanto fondamentali: la salute, l'ambiente, la qualità della vita, la sostenibilità e la protezione dei beni comuni. Tutti fattori che contribuiscono ad accrescere il cosiddetto» Bes, «Benessere equo e sostenibile, indice di misurazione della crescita, altrettanto importante, rispetto al tradizionale e famoso Pil».

Di diverso avviso l'opposizione di centrodestra, che ha apprezzato lo slancio di sincerità del ministro Tria. «Conferma quello che noi diciamo da mesi: l'economia italiana va a rotoli. Tre mesi fa però firmava una legge di bilancio che preannunciava tutto questo. Il governo, anziché lanciare allarmi, affronti i problemi e provi a risolverli», ha commentato Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia. Sempre tra gli azzurri, Renato Brunetta ricorda come alla fine di aprile Standard & Poor's rivedrà il rating: «Nei corridoi del Tesoro c'è molta apprensione per questa decisione».

Tria per il momento conferma che non ci sarà bisogno di una correzione dei conti «nel senso di una manovra restrittiva, e quindi ancora più recessiva. Non è logica in questo momento, e nessuno in Europa chiede una cosa illogica di questo tipo». Ma è anche vero che «noi rispetteremo gli obiettivi che riguardano il deficit strutturale, ovviamente. Su quello stiamo discutendo».

Il governo, insomma, chiederà all'Europa di non correggere gli effetti sui conti pubblici della crisi economica. Possibilità prevista dai trattati Ue, ma non illimitata.

Il governo porterà un Pil tendenziale, quindi a bocce ferme, molto basso proprio per dimostrare a Bruxelles l'entità della crisi. Cercherà di neutralizzare la manovra sui conti 2019 che potrebbe aggirarsi su mezzo punto di Pil. Poi, nel 2020, cercherà le risorse per sterilizzare aumenti dell'Iva per 24 miliardi. E niente più.

Unica ricetta per fare ripartire l'economia è il «suo decreto» per la crescita e lo sblocca cantieri. Il Dl crescita che era in programma al Consiglio dei ministri di venerdì, è slittato alla settimana che è appena iniziata. Ieri il ministro ha allontanato ancora di più il provvedimento. Dl sblocca cantieri e crescita arriveranno «spero prima del Def». Quindi forse in settimana, ma magari anche dopo l'approvazione del Documento.

Per Tria sarebbe un guaio. Nel quadro programmatico del Def il ministro conta di inserire una previsione del Pil molto più ottimistica. Mezzo punto di Pil incentivato dal decreto crescita. Senza il decreto, i conti del Def non torneranno.

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