Il trionfo di Tsipras «contro l'austerità» fa tremare l'Europa

Il partito anti-euro Syriza sopra il 36 %. Difficile la maggioranza assoluta, ma il centrosinistra garantisce l'appoggio. Terzi i neonazisti di Alba Dorata

Il trionfo di Tsipras «contro l'austerità» fa tremare l'Europa

Syriza cambierà l'Europa, o l'Europa cambierà Syriza? Alexis Tsipras vince le elezioni politiche sfondando quota 36% «contro l'austerità imposta da Berlino» e si appresta a dare seguito alle minacce anti memorandum annunciate in campagna elettorale con un incarico che potrebbe arrivare dal Presidente della Repubblica, l'ex partigiano Karolos Papoulias, tra oggi e domani: ma solo nella notte si saprà se ha valicato la soglia dei 150 seggi che danno la maggioranza assoluta in Parlamento. Il piccolo partito di centrosinistra Potami ha già promesso un appoggio estermo in caso di necessità.

In un discorso davanti a una piazza gremita di sostenitori, Tsipras ha annunciato la presentazione all'Ue di «un nuovo piano radicale per i prossimi quattro anni. Bisogna uscire dal circolo vizioso dell'austerità - ha detto - e fare ritornare l'Europa ai veri valori come solidarietà e democrazia». Il vincitore delle elezioni greche ha cercato di rassicurare «tutti gli amici europei, con cui il governo sarà pronto a collaborare per la crescita. Troveremo una soluzione finanziaria giusta». Resta però chiaro il punto di partenza: «Il voto segna la fine del circolo vizioso dell'austerità e dell'accordo con la Troika».

Troppo debole la proposta dei conservatori di Nea Dimokratia, zavorrati da trenta mesi di misure draconiane eterodirette da Berlino, Washington e Bruxelles che hanno scontentato proprio tutti. Le terze elezioni greche in due anni e mezzo portano come peso specifico un messaggio chiaro ai creditori internazionali, non a caso la tedesca Bild si affretta a titolare sull'online con un «euroterrore». Il Paese ha sterzato e lo ha fatto non solo consegnando massima fiducia in questo ingegnere 41enne eletto per la prima volta deputato nel 2009; bensì scaricando di fatto le larghe intese conservatori­socialisti che hanno governato la Grecia con le e­mail della troika, dal 2012 ad oggi. I neodemokrates , che sin dai primi minuti dello spoglio hanno ammesso la sconfitta, si fermano al 27%, e all'interno è iniziata la resa dei conti, con i vertici pronti a puntare il dito contro il loro leader Antonis Samaras. Già si delinea l'ombra di un quarantenne pronto a prenderne il posto nel congresso straordinario annunciato a brevissimo: Kostas Bakoyannis, figlio dell'ex ministra Dora.

Ma alla voce sorprese, ecco spiccare al terzo posto la formazione di Alba Dorata. Nonostante l'intero gruppo parlamentare sia agli arresti accusato di eversione ed omicidio (ma i militanti definiscono il tutto «una trappola», visto che non si conosce la data dell'eventuale rinvio a giudizio), gli estremisti guidati da Nikolaos Mikalioliakos che hanno fatto campagna elettorale in collegamento telefonico dal carcere di Korydalos, riescono ancora a catalizzare la gran parte del dissenso interno: sfiorano il 7% come nel 2012, precedendo di un soffio il movimento To Potami. Quest'ultimo, creato sei mesi fa dal giornalista televisivo Stavros Theodorakis, si piazza al quarto posto con il 6%. Male i socialisti, condannati dalla folle diaspora: il Pasok del vicepremier Venizelos solo al 5%, come i comunisti integralisti del Kke, mentre il nuovo partito dell'ex premier filoamericano Iorgos Papandreou resta fuori dal Parlamento.

Per Tsipras il primo scoglio esterno sarà l'Eurogruppo di oggi, mentre un altro fronte interessante potrebbe essere tutto interno al Paese, con l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Nelle ultime ore sta circolando il nome dell'ex premier conservatore Kostas Karamanlis, «costretto» alle dimissioni nel 2009 anche per via di un forte rapporto con la Russia. Proprio Mosca potrebbe avere un ruolo in questa triangolazione geopolitica post urne greche, con un economista dello staff di Tsipras che da tempo ha intrecciato rapporti, costanti e continui, con quel versante euroasiatico.

La conferma di una terza via di dialogo, quella che è mancata dalla firma del memorandum in poi, si avrebbe automaticamente nella designazione di Karamanlis, che rischiò di finire assassinato proprio per via della sua discussa amicizia con Vladimir Putin.

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