Troppa generosità, ad Amatrice si rischia il caos

La Protezione civile: "Il numero dei soccorritori va ridimensionato, serve tranquillità"

Troppa generosità, ad Amatrice si rischia il caos

nostro inviato a Amatrice (Rieti)

Un paese fantasma, questo è oggi Amatrice. Case crollate e case svuotate dappertutto. Ma non in corso Umberto, la via centrale del paese.

Qui sembra giorno di sagra. È un suk. I mezzi di soccorso si intralciano gli uni con gli altri, in mezzo a carabinieri, polizia, vigili del fuoco e volontari della Protezione civile, si incrociano le divise più disparate, uomini e donne del Sovrano militare ordine di Malta, i vigili del fuoco del Vaticano, perfino i «Volunteers» di Scientology. Un'area di Noè che testimonia la buona volontà e l'affetto che questa brutta storia sta attirando su questo piccolo paradiso sporcato dal terremoto.

Ma si rischia il caos. Ieri è arrivato il capo della Protezione civile a controllare con mano come si muove la macchina dei soccorsi e ha trovato il coraggio di dirlo con chiarezza: «Bisogna ridimensionare il numero dei soccorritori rispetto alle reali esigenze». Sembrano parole dure, ingenerose, ma ieri si è sfiorato il caos, con gli enormi automezzi si incolonnavano su strade strette e in parte pericolanti. Le scosse di terremoto hanno fatto il resto, mettendo a rischio la stabilità dei ponti che collegano il paese con il resto del mondo. A turno, per tentare affannosamente di riordinare il flusso dei soccorsi, dei giornalisti e anche di centinaia di curiosi, le forze dell'ordine hanno chiuso una o l'altra delle strade di accesso. «Capisco la solidarietà e lo slancio della gente - dice Curcio - ma ad Amatrice c'è anche troppa gente, serve tranquillità».

Le sole forze «ufficiali» sono composte di ben seimila uomini e donne, dai 1.100 appartenenti alle forze di polizia, ai 644 della protezione civile, ai 400 della Croce rossa, più il personale tecnico è quello delle regioni più direttamente coinvolte nel sisma. Si continua a scavare tra le macerie, anche se la speranza è sempre più flebile. Ma si andrà avanti comunque per giorni, credendo nei miracoli e cercando di evitare i rischi, che ci sono comunque se si lavora tra edifici pericolanti con il rischio di nuove scosse sempre in agguato. Da ore si estraggono solo corpi senza vita.

Un ruolo fondamentale lo giocano i cani da macerie arrivati da tutta Italia e messi a disposizione da vari corpi, dai vigili del fuoco ai carabinieri. Ma anche per loro non è facile. Sono esseri viventi, non macchine hanno bisogno di pause, non riescono a tenere la concentrazione per più di qualche decina di minuti di fila. È sempre più difficile, ma anche loro non si fermeranno. Sono arrivate unità cinofile specializzate da Milano, dal Friuli Venezia Giulia, Dalla Calabria. A coordinare le unità di cani da macerie dei carabinieri c'è una donna, l'appuntato Francesca Coltellese, arrivata con le prime squadre a quattro zampe dal comando provinciale pisano dell'Arma.

E proprio dai cani nei secoli fedeli un piccolo miracolo è arrivato. L'unità cinofila guidata da un carabiniere abruzzese, Danilo Sciarra, ha scovato sotto le macerie un altro cane, ancora vivo.

Cane salva cane, «Grimm» il pastore tedesco addestrato che riporta alla vita un meticcio, inferocito per la paura, ma vivo. Forse nella sua nuova vita si chiamerà Danilo. Anche questo è un segno di speranza. Ad Amatrice vale tutto, almeno oggi.

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