Troppi consulenti per M5s Alla Camera bilancio in rosso

La parcella del sociologo De Masi fa sballare i conti al gruppo. Addio scontrini, taglio indennità a forfait

Troppi consulenti per M5s Alla Camera bilancio in rosso

Non sono bastati al M5S i quasi 4 milioni di euro erogati dalla Camera per far fronte alle spese del gruppo a Montecitorio. Nel 2017 i deputati grillini hanno sborsato 4 milioni e 413mila euro, lasciando il bilancio con un disavanzo di 803mila euro. Costi per il «funzionamento» del gruppo parlamentare, incarichi esterni a professionisti, spese di rappresentanza.

Tra le voci più pesanti, rivelate dall'AdnKronos, spuntano anche un super incarico affidato all'accademico Domenico De Masi, teorico, come recita il suo ultimo libro, del lavorare gratis, lavorare tutti: «L'unica cosa che i disoccupati possono fare - è la soluzione offerta da De Masi alla piaga della disoccupazione - è scompaginare la situazione, offrendo gratuitamente la propria opera finché non ci sarà una redistribuzione dei carichi di lavoro». Di certo però il professore non ha lavorato gratis per il Movimento alla Camera, che l'anno scorso gli ha commissionato due distinte ricerche «sull'evoluzione del turismo e della cultura nel prossimo futuro». Anzi. La prestazione dell'autore e del suo team di ricercatori ha occupato la fetta più importante del capitolo «spese per studio e ricerca», che, come viene riportato nella nota integrativa del rendiconto, equivale a 183mila euro. Tra i costi poi spiccano le consulenze «legate all'attività legislativa» dovute al dibattito in aula sulla legge elettorale: gli incarichi affidati all'esterno sono aumentati del 20% rispetto all'anno precedente. E poi c'è la comunicazione, che in vista della campagna elettorale ha incrementato le consulenze del 37% rispetto al 2016.

Oltre ai conti delle Camere, ci sono poi quelli sulle indennità di mandato dei parlamentari. Dopo la bufera sui bonifici fasulli, è in arrivo la svolta: a giorni sono attese le nuove regole con cui verrà superato il «metodo scontrini» che tanto ha imbarazzato i grillini. Ci sarà una quota fissa forfettaria, circa 2000 euro ogni mese. Finiscono in soffitta le fatture dei singoli deputati e senatori per calcolare di volta in volta la quota del «non speso» delle loro indennità, in base al quale definire poi quanto restituire. Ma se ne va così un altro pezzo della tanto cara trasparenza: senza scontrini, infatti, non saranno più verificabili le spese degli eletti, né balzeranno agli occhi eventuali anomalie sui rimborsi per l'esercizio del mandato. Con il nuovo sistema metà indennità dovrà essere forfettariamente restituita, in aggiunta ai 300 euro mensili che ciascun eletto deve all'Associazione Rousseau.

Infine, per evitare «furbate» di senatori e deputati restii, verrà istituito un conto corrente «intermedio», nel quale confluiranno le restituzioni prima di essere girate successivamente al Fondo per le Pmi: un modo per consentire il controllo capillare sui bonifici, mancato nella scorsa legislatura.

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