Troppi veti e caccia ai posti Lega-M5s, squadra in alto mare

Ancora da decidere il ruolo dei big Salvini e Di Maio Bonafede: premier terzo. Ma Giorgetti rimane in pole

Troppi veti e caccia ai posti Lega-M5s, squadra in alto mare

I programmi di Lega e M5s saranno «non sempre compatibili», come ha detto ieri Luigi di Maio. Ma se il governo gialloverde rischia di frenare non è a causa dei compromessi su economia, politica estera o sicurezza che, soprattutto in questa fase, sono relativamente facile da ottenere. Le prime sbandate riguardano i nomi. Dal premier ai ministri, più che candidati sono emersi veti a danno dei ministri proposti dai due partiti di maggioranza. Veti, magari non espressi esplicitamente, ma «nei fatti», spiegava ieri un esponente della nuova maggioranza. Della Lega a M5s, dei pentastellati al Carroccio, ma anche dal Quirinale a personalità troppo esposte su temi sensibili, dall'Euro alle alleanze.

Il responsabile rapporti istituzionali del leader di M5s Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora, ieri a Porta a porta ha spiegato che sarà un «governo snello. Oltre ai 13 ministri previsti, ce ne saranno pochi altri senza portafoglio». Quindi «meno di 20». Oggi sono 18. Possibile che M5s e Lega pensino di istituire quello al turismo.

Resta difficile la scelta del premier. Rispetto a mercoledì ha ripreso quota il nome del leghista Giancarlo Giorgetti. Le perplessità dei pentastellati restano, ma il Carroccio non ha intenzione di cedere troppo facilmente Palazzo Chigi. Tanto che mercoledì sera Matteo Salvini ha fatto capire che resta in campo anche la sua candidatura («sarebbe un onore servire il paese», ha scritto in una nota). L'ipotesi Enrico Giovannini si è indebolita presto, su veti della Lega. Ma anche nel movimento 5 stelle non era visto di buon occhio da tutti, in quanto ex ministro del governo Letta.

Un veto dal movimento di Luigi Di Maio è arrivato a Giulia Bongiorno, che era in corsa anche per Palazzo Chigi, ma non è ben vista dalla base. Resta in corsa come ministro della Giustizia o, comunque, per un ruolo di primo piano nello stesso dicastero o al Viminale.

Ancora da decidere il ruolo di Salvini e Di Maio. Anche ieri veniva dato per probabile un ruolo da vice premier per entrambi. Forse da associare a un dicastero pesante.

Un modo per rendere più collegiale possibile la presidenza del Consiglio. Ma anche un metodo che non convince la Lega, tanto che ieri era messa in dubbio la presenza dei due leader nella compagine dell'esecutivo.

I nomi più solidi restano quelli di partito. Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, per il Movimento 5 stelle. Anche se il primo è stato nominato questore anziano della Camera dove si è impegnato per l'abolizione dei vitalizi.

Per la Lega, Armando Siri, indicato per lo sviluppo economico. Oppure al ministero dell'economia. Comunque garante della Flat tax che resta un punto fermo nel programma del governo giallo verde nella versione leghista.

Per il dicastero oggi guidato da Pier Carlo Padoan è tornato in pista Andrea Roventini, avvistato ieri a Montecitorio. Il ministro «potrà essere politico», ha assicurato ieri Spadafora. Via XX settembre è un ministero chiave, sotto la lente del Quirinale che vorrebbe un nome di peso e che rassicuri Europa e mercati.

Le posizioni anti euro rischiano di penalizzare Claudio Borghi e Alberto Bagnai, almeno per quanto riguarda il ministero dell'Economia. Possibile, invece, un incarico in quelli dell'Agricoltura o dell'Istruzione.

Se non dovesse diventare premier, per il ministero dell'Economia si sta valutando anche la candidatura Giorgetti.

Per la Lega restano i nomi di Roberto Calderoli, Nicola Molteni e Raffaele Volpi.

Ci sono anche i soliti outsider che spuntano. Come l'amministratore della Fiera Di Roma Pietro Piccinetti e l'ex amministratore di Poste Massimo Sarmi.

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