La trovata della difesa a costo zero

La trovata della difesa a costo zero

Non è il partito della pace. È solo l'ultima mossa di chi ha smarrito la strada, ammainato troppe bandiere e ora va in cerca di una piazza elettorale per sopravvivere. Giuseppe Conte è a capo di un movimento frastagliato che fatica a riconoscersi. Sulla carta è ancora il primo in Parlamento, ma è uno specchio che non rappresenta più la realtà. È una scatola vuota, fuori tempo, che rischia di macerarsi come succursale del Pd e ha visto nella guerra in Ucraina l'occasione per rialzare la testa e dare un senso alle proprie inquietudini. C'è questo spazio politico? La risposta è sì. È sulla pelle e nelle viscere di una sinistra sopravvissuta a se stessa, con il desiderio di immergersi nel Novecento, come se il tempo non fosse passato, riscoprendo mappe consumate e in gran parte inutili, ma comunque rassicuranti, magari solo per sapere da che parte stare. È quell'abitudine a rinnegare l'Occidente, i suoi valori, con un certo scetticismo verso la libertà e la democrazia all'americana, accontentandosi di viverci dentro, con il mal di pancia di chi per buona sorte non ha mai vissuto a Mosca o Pechino, sognando sempre un altrove, indefinito, da raggiungere qui e subito, senza sforzarsi di fare i conti con la realtà, sporcandosi le mani per cambiare l'Occidente un passo alla volta. È il no alla Nato dei Petrocelli e dei Fratoianni, che non dicono di lasciare l'alleanza militare, ma ci vogliono stare disarmati, come se l'Italia fosse una Svizzera solo un po' più furba. È la bella trovata della difesa a costo zero. La neutralità con i soldi degli altri. È come l'energia gratis. È la decrescita felice. È la nuova (vecchia) sinistra che mette tra parentesi il Pd, con i grillini che fanno l'arcobaleno con i reduci del post comunismo. È l'alleanza tattica che sta spiazzando Enrico Letta, che sperava di lasciare fuori dal suo confine elettorale tutti quelli che stanno a destra di Conte. È il corto circuito nella maggioranza che ha fatto imbufalire ancora una volta Mario Draghi, che ormai conta i giorni che mancano alle prossime elezioni politiche.

Questo spazio però c'è e ha radici culturali diffuse, con tanto di sacerdoti che per mestiere si stracciano le vesti. Solo che ormai la loro forza gravitazionale nel momento del voto non ha mai dato finora i risultati sperati. È facile che sarà così anche questa volta.

Non basta agli orfani dei Cinque Stelle il nuovo vestito di Conte, l'ultimo cambio d'abito di un uomo in perenne ricerca d'identità. Conte, l'anti Draghi, che davanti a Mattarella giura fedeltà al governo, con una sola richiesta: lasciatemi lamentare.

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