"Trovato il corpo di padre Dall'Oglio"

Il vescovo di Qamishli: era in una fossa comune vicino a Raqqa. La sorella: fake news

"Trovato il corpo di padre Dall'Oglio"
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Giallo sul ritrovamento del corpo di padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita scomparso in Siria dal 2013. Il settimanale Oggi sostiene che sarebbero stati scoperti i suoi resti terreni in una fossa comune vicino a Raqqa, l'ex «capitale» del Califfato. La famiglia non ci crede e le autorità ecclesiastiche, come il nunzio apostolico a Damasco, restano caute.

L'ultima «rivelazione» su Abuna Paolo, come veniva chiamato in arabo, arriva da Qamishli, una delle città in mano ai curdi nel Nord Est della Siria. Secondo la ricostruzione di Oggi, nelle due ultime settimane, sarebbero state ottenute informazioni da prigionieri dello Stato islamico nei campi di detenzione curdi. Le Forze democratiche siriane, il mini esercito locale, guidato da Mazloum Abdi, hanno avviato le ricerche. E «puntato subito sul cimitero del villaggio di Frousya, a nord di Raqqa, capitale dello stato Islamico dal gennaio 2014 all'ottobre 2017 - scrive Oggi -. Si sarebbero concluse nella giornata di lunedì 2 giugno davanti ai resti di un uomo che aveva ancora riconoscibili su di sé simboli religiosi cristiani».

A lungo, ma senza successo, sono stati cercati i resti del gesuita a Raqqa, come la «foiba» di al Houta a una cinquantina di chilometri dalla città. Antranig Ayvazian, vescovo armeno di Qamishli, ha confermato «che non c'è alcun interesse a dire bugie su questo caso: già sette anni fa avevo informato la Nunziatura apostolica che, secondo mie fonti, padre Paolo era stato ucciso da un Emir (un comandante, nda) dell'Isis, un saudita la cui confessione figurava anche sul Guardian (quotidiano inglese, nda) e su un giornale arabo pubblicato a Londra».

Fonti della Farnesina specificano che non si hanno ancora conferme definitive. Francesca Dall'Oglio, che ha sempre cercato il fratello, sostiene seccamente con Rai news 24: «Per le conferme che ho avuto è una fake news». In pratica un ex capo dell'Isis in carcere a Qamishli ha detto al fratello che padre Paolo sarebbe «stato sepolto a Raqqa, non in una fossa comune». La sorella fa anche notare che il gesuita non andava in giro, nelle zone jihadiste, vestito da prete o con evidenti simboli religiosi. Le testimonianze, però, di chi lo aveva ospitato a Raqqa nel 2013, dove voleva intercedere con il nascente Isis per la liberazione di alcuni ostaggi, hanno sempre concordato che era sparito dopo essere entrato nel comando delle bandiere nere.

«Non abbiamo nessuna informazione precisa a riguardo, né io, né il nunzio né i gesuiti, ordine di appartenenza di padre Dall'Oglio. Sappiamo di un ritrovamento di una fossa comune dentro la quale sarebbero stati rinvenuti dei corpi di persone con indosso dei segni religiosi. Indagini sono in corso», ha dichiarato Hanna Jallouf, vicario apostolico ad Aleppo. La Procura di Roma ha delegato i carabinieri del Ros per eventuali riscontri sul ritrovamento del corpo. Padre Youssef Jihad, che guida la comunità monastica di Mar Musa, fondata da Dall'Oglio, ha sottolineato che «bisogna aspettare gli esiti del Dna».

Sulla sua sorte non si sono mai avute notizie certe: nessuna prova in vita ha accompagnato le numerose dichiarazioni di sedicenti testimoni, informatori, negoziatori, disertori di quello o quell'altro gruppo armato. Nel 2017, un marocchino dell'Isis, catturato dai curdi aveva confessato che a uccidere padre Paolo fosse stato il terrorista Abu Luqman ar Raqqaw.

Due anni dopo, durante l'assedio finale a Baghuz, l'ultima sacca del Califfato in Siria, alcuni ostaggi liberati avrebbero addirittura raccontato che Abuna Paolo era con loro, ancora vivo. Pure il regime di Assad lo odiava e voleva espellerlo dal Paese. Si saprà presto se i resti terreni di padre Paolo sono emersi dal buco nero della guerra in Siria o resteranno inghiottiti per sempre.

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