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Il trucchetto dei grillini: i 300 euro a Rousseau li pagano gli italiani

La denuncia dell'ex Giannone: mettono in detrazione i soldi versati a Casaleggio

Il trucchetto dei grillini: i 300 euro a Rousseau li pagano gli italiani

Li ricevono come indennità, li consegnano a Davide Casaleggio come donazione, ma poi ne chiedono il rimborso alla voce «spese di mandato». Se è vero, e chi lo ha detto assicura che è vero, i trecento euro che ogni parlamentare è costretto a versare, ogni mese, all'associazione Rousseau sono un costo di Stato: li paga il M5s, ma sono a carico nostro. La rivelazione si deve a Veronica Giannone, una mitissima e laboriosa deputata del M5s che è stata espulsa a luglio e non certo per i mancati rimborsi, «che ho sempre e regolarmente effettuato» dice al Giornale, ma per aver esercitato la ragione e votato secondo coscienza, tutte prerogative costituzionali, ma violazioni nella distopia a cinque stelle. Ebbene, in un post pubblicato sul suo profilo Facebook («Per la prima volta uno sfogo dopo tanto silenzio»), la Giannone ha illustrato l'ultimo barbatrucco di cui si servono anche «i più diligenti dei 5s. Per intenderci, quelli che sul sito Tirendiconto hanno tutte le spunte verdi». Si tratta ancora della «quota Casaleggio», quota che si credeva ogni parlamentare prelevasse dalla propria indennità, come del resto stabilisce quel garbuglio di regole e bizantinismi che gli stessi 5s si sono dati. E invece, «quei trecento euro vengono sì devoluti all'associazione, ma è denaro che molti 5s percepiscono, e quindi rimborsano, come «spese per l'esercizio del mandato» spiega ancora la Giannone.

Non si capirebbe senza un necessario passo indietro. Oltre all'indennità che i deputati ricevono (10.435 euro lordi), un'altra componente della busta paga finale è composta da 3.690 euro. Sono risorse che dovrebbero servire per tutto quello che è inerente il «rapporto tra eletto ed elettori». Si fa riferimento a spese per collaboratori, eventi sul territorio, consulenze, ricerche, convegni e sostegno delle attività politiche. Cosa ha a che vedere la manutenzione del software di Casaleggio con il denaro che il legislatore destina, ma per tenere saldo il filo tra rappresentante e rappresentato? Bisogna pure chiarire che la Camera assegna quella cifra, ma richiede una rendicontazione quadrimestrale. «È in questa rendicontazione che molti dei 5s lo dico anche senza documenti, ma certa che nessuno mi può smentire inseriscono la ricevuta che l'associazione Rousseau rilascia. A questo punto è come se i soldi non li versassi tu, bensì la Camera» aggiunge la Giannone. Ma tra le spese che finirebbero forfettariamente tra i rimborsi 5s ci sarebbero anche abiti, scarpe. Come? «Semplice. Si fa uno screenshot della spesa dall'applicazione bancaria cancellando i dati, tranne data e importo, e il gioco è fatto». «Ricordo - conclude la ex grillina - che durante una riunione del gruppo vi fu chi si alzò chiedendo di inserire le spese per abbigliamento in rendicontazione come spese di rappresentanza». Ci fu chi si lamentò. Ma per il tempo che si perdeva a scannerizzare: «Qualcuno disse che era più semplice e veloce fare gli screenshot cancellando le specifiche e lasciando solo data e importo».

Si può dunque dire: hanno abolito i privilegi, ma per giungere al primato della furbizia.

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