Si gioca sul terreno della sicurezza il confronto tra Donald Trump e Joe Biden che inaugura l'ultima accesa fase della campagna elettorale di Usa 2020. Il presidente americano e il rivale democratico che lo sfiderà il prossimo 3 novembre si accusano a vicenda per le violenze scoppiate durante le proteste a Portland, in Oregon. Dall'inizio delle manifestazioni in seguito alla morte dell'afroamericano George Floyd in Wisconsin, la città della West Coast è diventata teatro di disordini, ma sabato notte, dopo gli scontri esplosi tra i manifestanti del movimento Black Lives Matter e i pro-Trump, è morto un sostenitore del tycoon. Sono settimane che il Comandante in Capo invoca l'invio della Guardia Nazionale, e su Twitter ribadisce come «l'unico modo per riportare l'ordine e fermare la violenza in luoghi guidati dalla sinistra come Portland sia la forza».
«Trump ha fomentato la violenza nelle città americane, lo fa perché è debole», è invece l'accusa mossa da Biden. L'ex vice presidente ha deciso di anticipare la ripresa della sua campagna elettorale ed è arrivato a sorpresa a Pittsburgh, in Pennsylvania, nel primo comizio di persona dopo mesi in cui è rimasto confinato nel seminterrato della sua casa in Delaware. «Altro che legge e ordine, è il presidente del caos e ormai da tempo ha rinunciato alla leadership morale del Paese. Non può fermare le violenze perché è lui ad alimentarle», prosegue. «Abbiamo bisogno di giustizia e di sicurezza negli Stati Uniti, ma con questo presidente le crisi si sono moltiplicate, dalla pandemia alla rovina dell'economia, dalla violenza arbitraria della polizia al rigurgito del nazionalismo bianco e del razzismo». Anche il leader dei senatori dem, Chuck Schumer, punta il dito contro Trump, sottolineando che «gridando law and order istiga alla violenza».
The Donald, da parte sua, torna a ribadire la necessità del pugno duro: «A Portland c'è il caos ed è così da molti anni. Se questo zimbello di sindaco non farà pulizia andremo lì e la faremo per loro. I sindaci e i governatori della sinistra radicale guidano città' in balia di una folle violenza - aggiunge - e hanno perso il controllo del loro Movimento. Gli anarchici e i sobillatori non ascoltano nessuno». In realtà, ironizza, Sleepy Joe «è stato costretto a uscire dal suo sottoscala» perché preoccupato dai sondaggi che lo vedono scivolare in molti stati chiave, tra cui proprio la Pennsylvania. Trump ricorda pure Jay Bishop, l'uomo ucciso con un colpo al petto sabato notte (membro del gruppo ultraconservatore Patriot Prayer): «Riposa in pace Jay!». «Assassinato dagli antifa», si legge invece nel post di un'attivista pro-Trump ritwittato dal presidente. Il quale ha deciso di confermare la sua visita oggi a Kenosha, la città del Wisconsin in cui l'afroamericano Jacob Blake è stato ferito da un agente, per incontrare le forze dell'ordine. Decisione presa nonostante il governatore Tony Evers gli abbia chiesto di riconsiderare il viaggio: «Non è quello di cui abbiamo bisogno in questo momento - ha detto - Sono preoccupato che la sua presenza ritardi solo il nostro lavoro per superare le divisioni e andare avanti insieme».
Nel frattempo il legale della famiglia di Blake fa sapere che ai parenti del 29enne non è arrivata nessuna telefonata dalla Casa Bianca. Del resto il programma della visita di Trump finora non prevede alcun incontro con loro, ma con i rappresentanti delle forze dell'ordine.
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