
Quello avviato da Donald Trump è un "percorso verso la dittatura", ha detto ieri Chuck Schumer, il massimo esponente democratico del Senato americano; affondo da sinistra dopo che il presidente degli Stati Uniti ha invitato sul suo social Truth la ministra della Giustizia Pam Bondi a perseguire rapidamente i suoi avversari politici, in particolare chi negli ultimi tempi ha indagato, criticato o ostacolato il tycoon nell'ambito professionale, politico e personale.
Ma oltre alle crescenti pressioni dell'inquilino della Casa Bianca sul Dipartimento di Giustizia per punire funzionari che lui considera "colpevolissimi", dall'ex capo dell'Fbi alla procuratrice di New York Letitia James, passando per il democratico Adam Schiff che animò il primo processo di impeachment, e su cui, secondo Trump, finora "non è stato fatto nulla", a innescare interrogativi è pure l'atteggiamento del presidente nei confronti dei media a lui sgraditi.
Prima gli insulti rivolti ad alcuni giornalisti nelle conferenze stampa. Poi la querelle sulla libertà di espressione, che ha preso una piega politica dopo l'omicidio Kirk, l'attivista conservatore di cui è stata omaggiata la memoria a Phoenix. Infine la sospensione a tempo indeterminato del programma di Jimmy Kimmel, noto conduttore tv dell'emittente Abc, del gruppo Disney, accusato dai sostenitori di Trump di aver riportato fake news sul presunto assassino di Kirk; ha insinuato che fosse un fuoriuscito dalla galassia Maga.
Polarizzazione o c'è altro? L'ex segretario di Stato, Hillary Clinton, nella sua prima intervista tv dalle elezioni 2024 ieri alla Cnn ha definito l'approccio del presidente "il tipico schema autoritario, prende un crimine terribile e cerca di usarlo per attaccare avversari politici". In questi momenti, "dovrebbe invece cercare di unire le persone", sostiene la dem che ha definito il congelamento dello show di Kimmel "un chiaro esempio" di censura statale. Tra le stelle di Hollywood schierate a difesa del comico, anche l'incredibile Hulk della Marvel, l'attore Mark Ruffalo. Scontro tra titani del piccolo e del grande schermo, attorno al concetto di libertà di parola e di azione dei funzionari statunitensi.
Il duello Trump-Schumer è ricco di precedenti, vedi le parole provocatorie del senatore sul jet privato accettato dal presidente in dono dal Qatar a maggio. Il leader dem, ebreo, è "diventato un palestinese", la replica. Schumer oggi taccia il tycoon di usare Kirk per "alimentare" una caccia alle streghe contro i suoi critici; ha annunciato una proposta di legge per dare protezioni legali alle persone prese di mira da Trump. "Mi hanno messo sotto accusa due volte e mi hanno incriminato (5 volte!), per niente. Giustizia deve essere fatta, adesso!!!", il messaggio del presidente a Bondi.
Elementi che, sommati, per Schumer disegnano volontà di zittire il dissenso e reprimere le libertà in America. Trump minaccerebbe la democrazia. Clima esacerbato che vede anche tra i repubblicani voci critiche con l'approccio muscolare di Trump, dal senatore Ted Crux all'ex vicepresidente Pence.