Coronavirus

Trump caccia Fauci. Anzi no. Ma è scontro sul virologo

Il presidente ritwitta la richiesta di licenziamento del medico critico che fa parte della sua task force

Trump caccia Fauci. Anzi no. Ma è scontro sul virologo

Fauci licenziato, anzi no. Donald Trump fatica a celare la sua insofferenza verso il virologo, luminare della task force della Casa Bianca sul coronavirus ma almeno per ora non lo farà fuori come sembrava voler fare quando ieri mattina ha deciso di ritwittare il messaggio dell'ex candidata repubblicana alla Camera Deanna Lorraine. «Anthony Fauci ora dice che se Trump avesse ascoltato prima gli esperti medici avrebbe potuto salvare molte vite», scrive Lorraine, ricordando che il massimo esperto di malattie infettive del paese «diceva alla gente il 29 febbraio che non c'era nulla di cui preoccuparsi e che il virus non poneva alcuna minaccia agli americani in generale». «Time to #FireFauci», «tempo di silurare Fauci», conclude poi nel cinguettio con tanto di hashtag.

E il Comandante in Capo, rilanciando il tweet, aggiunge: «Scusate Fake News, è tutto registrato. Ho chiuso alla Cina molto prima che la gente parlasse». A fare infuriare The Donald, come spiega Lorraine, è stata l'ennesima critica di Fauci, il quale ha detto chiaramente che a suo parere molte vite potevano essere salvate se le restrizioni per contenere il Covid-19 fossero state adottate prima. Non è un mistero che il presidente in privato stia perdendo la pazienza con il virologo, che avrebbe più volte esagerato nel correggere le sue affermazioni sul coronavirus nel corso di numerose interviste. Trump, però, non aveva mai mostrato in maniera così esplicita e diretta la sua insofferenza contro il membro della task force. Il tutto mentre si trova anche respingere le critiche dei detrattori, secondo cui avrebbe lasciato cadere nel vuoto gli allarmi lanciati da diversi componenti della sua amministrazione. Riguardo al retweet, comunque, la Casa Bianca getta acqua sul fuoco: «Il chiacchiericcio mediatico è ridicolo. Il presidente non intende licenziare Fauci, che è stato e resta un suo consigliere fidato».

Nel frattempo, il tycoon torna anche sulla questione della riapertura del paese: «Una mia decisione, in coordinamento con i governatori e il contributo di altri, sarà presa a breve», scrive. Precisando poi che spetta a lui la scelta di far ripartire l'America. «Allo scopo di creare conflitti e confusione alcuni Fake News media affermano che è una decisione dei governatori, non del presidente e del governo federale - sottolinea - Questo non è corretto, è una scelta del presidente per molte buone ragioni. Detto questo io e l'amministrazione stiamo lavorando a stretto contatto con i governatori, e continueremo».

Negli Usa intanto i contagiati sono ormai oltre 560mila e i decessi quasi 23mila, ma un segnale di speranza arriva dallo stato di New York, epicentro della pandemia nel paese. «Penso che il peggio sia passato se andiamo avanti con intelligenza - afferma il governatore Andrew Cuomo -. Stiamo controllando la diffusione del virus». Nelle ultime 24 ore nell'Empire State sono morte 671 persone, contro le 758 del giorno precedente (i decessi sono in totale 10.056). In calo anche i ricoveri: circa 2.000 contro i 2.500 dell'11 aprile.

Cuomo ripete che la curva è stata appiattita grazie «alle nostre azioni», e fa sapere di essere in contatto con alcuni governatori della East Coast - i colleghi di New Jersey, Connecticut, Pennsylvania, Delaware e Rhode Island - con i quali sta discutendo un piano per la riapertura.

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