Trump deciderà entro 15 giorni. "Possibile negoziare con l'Iran"

La Casa Bianca conferma: "L'inviato Witkoff ha avuto contatti con Teheran". Si teme lo scenario Iraq e che la bomba anti-bunker non distrugga il sito di Fordow

Trump deciderà entro 15 giorni. "Possibile negoziare con l'Iran"
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Donald Trump potrebbe dare l'ordine di far scattare il raid americano contro l'Iran già nel weekend, anche se la Casa Bianca frena, e spiega che il presidente "deciderà nelle prossime due settimane". Il tycoon ha rivisto i piani di attacco, ma al momento continua a rimandare la decisione: fonti interne all'amministrazione, tuttavia, lasciano trapelare che nei prossimi giorni potrebbe arrivare la luce verde al blitz. E anche in Israele, un funzionario fa sapere: "Devono prendere la loro decisione, lo sapremo nelle prossime 24-48 ore".

Il Wall Street Journal rivela che Trump vuole lasciar passare ulteriore tempo per far sentire la "massima pressione" alla Repubblica islamica sperando che torni al tavolo, anche perché Reuters riferisce che Washington e Teheran hanno avuto contatti diretti da quando sono iniziati gli attacchi di Israele: l'inviato speciale Steve Witkoff ha parlato diverse volte al telefono con il ministro degli Esteri Abbas Araghchi nel tentativo di trovare una soluzione diplomatica. La portavoce di Pennsylvania Avenue, Karoline Leavitt, conferma i contatti di Witkoff, e ribadisce che per Trump la possibilità di "negoziare" con l'Iran è "sostanziale". Secondo alcuni funzionari della Difesa citati dal Guardian, invece, la cautela del tycoon è legata ai dubbi sulla bomba anti-bunker.

La probabilità di successo di un attacco contro l'impianto nucleare sotterraneo di Fordow è un argomento di profonda controversia, spiegano: il comandante in capo ha suggerito che avrebbe senso per gli Stati Uniti lanciare raid contro Teheran solo con la garanzia che la cosiddetta bomba "bunker buster" possa distruggere la struttura. Trump - dice un funzionario Usa - ha chiesto ai suoi consiglieri militari se le GBU-57 da 13,6 tonnellate sarebbero efficaci contro le infrastrutture nucleari iraniane, e peraltro l'efficacia di questi dispositivi è stata oggetto di discussione al Pentagono sin dall'inizio del suo mandato.

Alcuni funzionari ritengono che forse solo un'arma nucleare tattica sia in grado di distruggere Fordow data la profondità a cui si trova il sito, ma l'opzione non è stata presa in considerazione dal presidente. Il quale starebbe valutando di compiere un'azione militare rapida, ma lo spettro dell'Iraq, che avrebbe dovuto essere una guerra lampo, pesa su una Washington profondamente divisa.

Il ricordo della "missione compiuta" annunciata da George W. Bush brucia ancora dopo che nel conflitto sono morti 4.000 americani e 100.000 iracheni. Il New York Times, tracciando il parallelo, sottolinea che l'attacco a Fordow pare semplice sulla carta, ma comporta al contrario molti rischi. E uno di questi è appunto che la maxi-bomba non porti il risultato sperato. Inoltre, diversi funzionari americani temono che se gli Stati Uniti bombardassero il sito di arricchimento dell'uranio, si scatenerebbe una guerra più ampia, inclusi attacchi di rappresaglia contro le basi statunitensi nella regione dalle milizie filo-iraniane e alle navi nel Mar Rosso dai ribelli Houthi.

Intanto emerge che Trump si sta avvalendo di un ristretto gruppo di collaboratori per decidere le mosse da intraprendere sull'Iran, e fra questi non ci sono né il capo del Pentagono Pete Hegseth, né la direttrice dell'intelligence Tulsi Gabbard. Il Washington Post rivela che fa affidamento sul suo vice JD Vance, sul capo di Stato maggiore aggiunto Dan Caine, sul numero uno del Us Central Command, Michael Kurilla, sul segretario di Stato Marco Rubio e sul direttore della Cia John Ratcliffe.

In particolare con Gabbard il comandante in capo sarebbe sempre più irritato a causa della sua posizione critica sulla possibile entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco di Israele.

Fonti della Casa Bianca riferiscono che The Donald l'ha rimproverata personalmente dopo la diffusione di un video in cui lei accusava le élite politiche di fomentare un conflitto nucleare, e anche se ufficialmente Pennsylvania Avenue nega l'intenzione di rimuoverla, Gabbard non è stata invitata ai recenti vertici strategici.

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