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Trump grazia amici e nemici ma non può salvare se stesso

Tra i 28 perdonati del Russiagate l'ex consigliere Flynn In lista anche Bannon. Il tycoon nelle mani della Pelosi

Trump grazia amici e nemici ma non può salvare se stesso

New York. Nessuno escluso. Donald Trump è pronto a sistemare i guai giudiziari dei fedelissimi che lo hanno accompagnato in questi quattro anni alla Casa Bianca concedendo loro il perdono che la consuetudine e la legge conferiscono al presidente degli Stati Uniti come ultimo atto del proprio mandato. Dopo la grazia concessa al suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, il generale coinvolto nel Russiagate e dichiaratosi colpevole di aver mentito all'Fbi sui contatti con alcuni diplomatici russi nel 2016, crescono le attese di un'ampia schiera di amici ed ex collaboratori del tycoon per altri provvedimenti di clemenza. Nella lista c'è Paul Manafort, ex capo della campagna di Trump condannato a 7 anni e mezzo di galera per ostruzione della giustizia e violazione delle leggi finanziarie e sull'attività di lobby.

E ancora l'ex vice presidente della campagna (e braccio destro di Manafort per anni) Rick Gates, incriminato per reati finanziari e di cospirazione contro il governo, e l'ex consigliere della stessa campagna George Papadopoulos, condannato sempre nell'ambito del Russiagate. E ancora l'ex chief strategist della Casa Bianca Steve Bannon, incriminato in agosto per truffa nella raccolta di fondi per il muro al confine col Messico. Finora Trump ha concesso 28 grazie, che estinguono il reato, e 16 commutazioni della pena, che riducono la condanna. Tra queste ultime c'è quella concessa a inizio anno a Roger Stone, suo amico e consigliere di vecchia data, condannato per aver mentito al Congresso e per aver influenzato le dichiarazioni di alcuni testimoni nell'ambito del Russiagate.

A discutere della vicenda c'è anche Alan Dershowitz, principe del foro e professore di legge ad Harvard che ha rappresentato Trump durante il processo di impeachment: a suo parere, il Comandante in Capo dovrebbe estendere la grazia anche «a soggetti meno conosciuti». Ad esempio ha suggerito i casi di due dei suoi clienti: un uomo del New Jersey che sta scontando oltre vent'anni per aver frodato degli investitori e un miliardario condannato in quello che è stato definito «uno i peggiori scandali sulla corruzione del governo». Inoltre, diversi gruppi che hanno fatto pressione per la revisione della giustizia penale stanno lavorando con un team ad hoc di Pennsylvania Avenue sotto la direzione di Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, per arrivare fino a centinaia di commutazioni di pena. Concedere la grazia è una mossa tipica dei presidenti a fine mandato: anche il predecessore di The Donald, Barack Obama, ha fatto ricorso al perdono prima di lasciare lo Studio Ovale, e l'ultimo a riceverlo fu Edward Manning, il caporale 29enne, poi diventato donna con il nome di Chelsea, che passò a Wikileaks i documenti segreti del dipartimento di Stato e della Difesa a cui aveva avuto accesso, e venne condannato per spionaggio a 35 anni.

Trump, però, potrebbe andare oltre, e c'è chi si chiede se grazierà anche se stesso per sfuggire ad una mezza dozzina di inchieste. Secondo gli esperti legali, in realtà, il presidente non può graziare se stesso e avrebbe solo due possibilità per eludere la giustizia. La prima è usare il 25mo emendamento, passando in modo temporaneo il potere a Mike Pence e poi farsi graziare da lui, sempre che il suo vice sia disposto a farlo. La seconda è ottenere la grazia dal Congresso, ma considerato che la speaker della Camera Nancy Pelosi è una sua acerrima nemica, sembra un'ipotesi da escludere.

E comunque resterebbe il problema dei reati statali su cui indaga la procura New York, visto che la grazia presidenziale copre solo quelli federali.

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