Valeria Robecco
New York Potrebbe essere stato il primo di tanti duelli quello andato in scena in Texas tra Donald Trump e Beto O'Rourke. Il presidente americano e l'astro nascente del partito democratico, che entro la fine del mese dovrebbe annunciare se si candiderà a Usa 2020, si sono sfidati a meno di un chilometro di distanza a El Paso, al confine col Messico. Una scelta strategica quella della città di frontiera, dove il tycoon ha deciso di tenere il primo comizio dell'anno, che di fatto apre la sua campagna elettorale per la rielezione alla Casa Bianca. Trump ha ribadito che senza muro non si può proteggere l'America, mentre O'Rourke, che giocava in casa, davanti a quegli elettori che a novembre non sono riusciti a mandarlo in Senato (ha perso la sfida contro Ted Cruz), ha accusato il presidente di voler seminare solo «paura e paranoia». Diffondendo «bugie e falsità» su quello che veramente accade al confine col Messico. «Noi siamo per i valori dell'America e contro i muri. Ci opporremo, faremo resistenza», ha detto il democratico durante la Marcia per la verità, a cui avrebbero preso parte circa 7mila persone al grido di «Stop the wall», ferma il muro. «I muri non salvano le vite, mettono fine alle vite. El Paso è sicura non per i muri, ma perché trattiamo tutti con dignità e rispetto - ha aggiunto - Questo è il modo in cui si deve assicurare sicurezza alle nostre comunità». «Un giovane ci ha sfidato, ma noi possiamo rappresentare la fine delle sue ambizioni presidenziali», ha replicato Trump davanti a circa 13mila fan (secondo lui erano 35mila). Opposta la parola d'ordine, con la folla che gridava «Finish the Wall», finisci il muro. «Salvano le vite - ha ribadito - Noi vogliamo fermare criminali e trafficanti».
Trump si è rivolto anche alle autorità locali, che lo hanno accusato di drammatizzare la situazione: «Qui prima del muro c'era un tasso di criminalità altissimo, mentre dopo è diventata una delle città più sicure d'America». Il tutto mentre a Washington si tentava di evitare un altro shutdown, che scatterà alla mezzanotte di sabato se non ci sarà un accordo sul pacchetto di misure per la sicurezza al confine col Messico. In realtà, il Congresso ha raggiunto un'intesa «in linea di principio» per evitare una nuova paralisi del governo federale. L'accordo prevede 1,375 miliardi di dollari per realizzare delle barriere fisiche alla frontiera sud, tra cui oltre 100 chilometri di reticolato. Molto meno, però, dei 5,7 miliardi chiesti da Trump per la costruzione dell'agognato muro.
Il Commander in Chief non ha ancora deciso se dare o meno il via libera al provvedimento (che prima deve comunque passare alla Camera e al Senato). «Non penso che ci sarà uno shutdown. Se ci sarà, sarà colpa dei democratici», ha spiegato. Tuttavia, si è detto «non soddisfatto» dal testo: «Non posso certo dire di essere elettrizzato. Sono felice? No, non sono felice». E ha avvertito che sta «considerando tutto».
Secondo alcune fonti, Trump potrebbe firmare il pacchetto per evitare un'altra serrata, e pensare poi di adottare azioni esecutive per finanziare il muro. I funzionari della Casa Bianca hanno un elenco di opzioni, per alcune delle quali non sarebbe necessario dichiarare l'emergenza nazionale. Il presidente ha appreso la notizia dell'intesa bipartisan appena prima del comizio a El Paso, ma non ha voluto subito conoscerne i dettagli, preferendo concentrarsi sul suo pubblico: «Probabilmente abbiamo delle buone notizie, ma chi lo sa». A ogni modo, ha assicurato che andrà avanti nel suo intento con ogni mezzo possibile: «Sono sicuro che lo sapete, il muro lo costruiremo comunque».
La speaker della Camera Nancy Pelosi, in questa fase la più agguerrita rivale del tycoon, di muro
non vuole proprio sentirne parlare. Il suo vice capo di gabinetto, Drew Hammill, fa sapere che nel pacchetto di misure «non ci sono soldi per il muro», ma che «i dem hanno sostenuto l'idea di barriere fisiche in passato».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.