Trump alla prova dei primi cento giorni: il muro è già caduto

Alcuni dei temi affrontati in campagna elettorale sono stati parzialmente «rivisti»

Via il TTP e i ventilati accordi di libero scambio, nuova linfa allo sviluppo energetico, guerra ai lobbisti e caccia agli irregolari.

Donald Trump ha già annunciato che cosa intende fare nei primi cento giorni da presidente, dopo l'insediamento del 20 gennaio, ma fino all'ultimo non ha deciso se andare o meno all'incontro con i giornalisti del New York Times. The Donald continua a stupire. In video si è preso 2 minuti e mezzo, senza filtri, per condensare il piano Trump per i primi tre mesi di governo. Via twitter, invece, cinguetta imbronciato un esplicito, quanto naif Nasty tone per dire che con lui il NY non si sta comportando bene e che allora lui, dalla sua torre sulla Quinta a quel grattacielo sull'Ottava strada, non intende proprio muoversi, per varcare la soglia di una redazione Not nice.

Passano poche ore e Trump ri-twitta, non vado, vado, forse, vedremo. Per la cronaca poi, l'incontro è avvenuto nella serata italiana, ma quel che conta davvero è che il president-elect abbia già fatto sapere urbi et orbi, senza mediazioni della stampa, che cosa intende fare fin dal primo giorno alla Casa Bianca.

A questo sta lavorando il suo transition team. In questa dichiarazione di intenti spiccano, per essere stati depennati, due aspetti cruciali della campagna del tycoon. Non una parola sull'allargamento del muro con il Messico, non un cenno all'abrogazione dell'Obamacare. Trump aveva annunciato di voler rafforzare il primo e smantellare la seconda, ma la sua posizione si è da subito ammorbidita.

In particolare, sull'assicurazione sanitaria voluta da Obama, Trump ha virato verso una ridefinizione delle condizioni, evitando di insistere sulla totale abolizione della copertura assicurativa che ad oggi riguarda circa 20 milioni di americani. Sull'immigrazione Trump ha per ora ribadito solo una stretta nei controlli sui visti lavorativi per non penalizzare, sempre ed in primis, gli americani. Frenata? Marcia indietro? Tutt'altro: su molte altre misure, infatti, Trump è apparso deciso nel rivedere l'operato del suo predecessore. La «carta» di Trump prevede, fra le priorità, di riportare l'America al primo posto. E allora il TTP la partnership transpacifica per la liberalizzazione delle merci viene definitivamente accantonato come potential disaster. Al suo posto saranno stipulati accordi bilaterali che Trump ritiene più vantaggiosi per le imprese Usa.

Rispolverati, invece, molti dei progetti di sviluppo energetico, dal gas al carbone, che, per ragioni ambientali, Obama aveva bloccato: per Trump si tratta di un'opportunità immensa per creare nuovi posti di lavoro ben retribuiti in molte zone dell'America.

Obiettivo? Ricostruire una middle class florida e contenta. Lotta ai cyber attack e ai lobbisti per ripulire quella «palude di Washington» completano le linee guida del futuro presidente con un'ultima postilla ad effetto: per ogni legge nuova ne saranno abrogate due vecchie.

Per ora non è dato sapere di più, ma gli americani sembrano gradire se è vero che nei sondaggi, il consenso di Trump è dato in crescita.

Due settimane dopo l'election day il 53% degli americani secondo un sondaggio della Cnn - pensa che il presidente eletto farà un buon lavoro, mentre un 40% esprime fiducia nelle capacità del tycoon di affrontare soprattutto le questioni economiche.

Fuori dai denti e dal video sui primi cento giorni, l'entourage del presidente ha fatto anche sapere altre due cose, una fondamentale, l'altra curiosa.

Trump non intende portare avanti le indagini sull'email gate avviato dall'Fbi e che, nelle ultime settimane di campagna elettorale, ha definitivamente travolto Hillary Clinton e l'establishment «dem».

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