Tsipras a corto di denari vuol vendere pure l'Acropoli

I debiti non sono ancora ripianati e l'evasione fiscale galoppa: il premier mette i beni culturali in un fondo

Tsipras a corto di denari vuol vendere pure l'Acropoli

Atene Anche l'Acropoli nel superfondo delle privatizzazioni greche? Stando ad una leggina ad hoc approvata di recente dal governo Tsipras, sembrerebbe di sì. Secondo la legge n. 4389/16 i beni culturali ellenici passano ora sotto la gestione diretta di Etas SA. L'obiettivo dell'esecutivo a caccia di denari è di mettere a regime tutto ciò che nel Paese è disponibile al fine di non mancare le promesse con gli istituti di credito, ovvero l'ex troika che non è andata via da Atene, come annunciato da Tsipras, ma vi ritorna ogni mese per controlli periodici. Una sorta di mega cartolarizzazione che però investe il patrimonio culturale e artistico che in Grecia è praticamente ovunque.

All'articolo 196 la legge dice che «la proprietà e il possesso di tutti i beni immobili appartenenti allo Stato greco sono gestiti da Etas in conformità con le disposizioni applicabili, e all'Etas trasferiti automaticamente a titolo gratuito, con le seguenti eccezioni: spiagge e aree costiere, siti naturalistici, terreni prettamente boschivi».

Un provvedimento «per fare cassa», tuonano le opposizioni popolari di Nea Dimokratia che per bocca dell'ex ministro della cultura, Olga Kefaloiannis, accusano il premier di procedere in «diretta violazione della Costituzione stessa, in cui si afferma che i monumenti del patrimonio culturale e dei siti archeologici sono al di fuori della transazione e non sono trasferibili». Protesta anche il Consiglio Nazionale degli Archeologi greci che, con una risoluzione ufficiale, chiede al Ministero della Cultura di individuare altri criteri che non sviliscano il patrimonio culturale della Grecia, pur in un momento di forte difficoltà finanziaria.

La finanza, già. Il governo dice trionfante che la crisi è alle spalle e che il Paese potrà reggersi sui mercati autonomamente. Intanto la promessa di Tsipras di non tagliare ancora (per la settima volta) le pensioni dal prossimo 1° gennaio, si scontra con la realtà di conti ancora in disordine: l'evasione fiscale non si ferma, e fino a oggi proprio la partita per le privatizzazioni ha portato in dote solo 10 miliardi su 50 preventivati.

La parte del leone l'hanno fatta i tedeschi che hanno portato a casa 20 aeroporti regionali per poco più di 2,5 miliardi di euro aggiudicati dalla Fraport di Francoforte.

Ma l'Acropoli proprio no, dicono anche intellettuali e scrittori che in questi ultimi tre anni hanno mollato Tsipras, considerato troppo poco incline alle classi sociali tanto care alla sinistra che, oggi, boccheggiano in Grecia, al pari di commercianti e imprenditori.

E pensare che negli anni clou della crisi, quando la moneta unica era stata davvero sul punto di esplodere, fu l'allora premier finlandese Katainen, attuale commissario

europeo, a ipotizzare che l'Acropoli fosse ipotecata per far fronte ai debiti ellenici con i creditori internazionali. Ma la sinistra greca tutta (sindacati compresi), ieri, la bollò come un'idea indecente.

twitter@FDepalo

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