C'è un film sui capolavori all'asta che è esso stesso un capolavoro: si intitola La migliore offerta (2013, scritto e diretto da Giuseppe Tornatore). Chi oggi avrà la fortuna di essere a New York per «le aste da record» non potrà che vedere nel banditore griffato Christie's l'ombra di Virgil Oldaman, il protagonista modellato da Tornatore per plasmare la schizofrenia del cosiddetto «mondo dell'arte»: un universo parallelo dove nulla è come appare ma tutto appare dal nulla.
Individuare una logica è impossibile perché le variabili che attribuiscono prezzo e valore alle opere marciano lungo binari paralleli destinati però a non incontrarsi mai. Una prova? Oggi a New York la stima di partenza di «Portrait of an artist (pool with two figures)» (1972) del pittore britannico David Hockney, 81 anni, sarà di 80 milioni di dollari, cifra doppia rispetto alla somma di un Van Gogh e di un Picasso messi insieme: «Coin de jardin avec papillons» (1887) di Van Gogh è prezzato infatti 40 milioni, mentre «La Lampe» (1931) di Picasso ha un costo oscillante tra i 25 e i 35 milioni. Ora - con tutto il rispetto per Hockney - paragonare l'81enne pittore britannico a Van Gogh e Picasso è un po' come paragonare Egidio Calloni a Maradona e Pelè. Ma oggi (ma era così anche ieri e lo sarà pure domani) la legge del mercato è questa; se vuoi far parte di una delle poche élite rimaste su piazza, paga e taci. E soprattutto niente piagnistei, del tipo: «Ma questo lo saprei fare anch'io...», «Quest'altro sembra uno scarabocchio di mio figlio...» e scemenze simili. Roba che comunque sentirete non solo al Bar Sport delle mostre, ma leggerete anche nei tanti manuali furbetti di quei critici d'arte che sulla «denuncia-didattica» del capolavoro-bluff ci marciano alla grande. E allora siamo senza speranza? Sì, se ci fidiamo delle promesse. No, se seguiamo la storia: storia che non sarà infallibile, ma qualche garanzia in più dei mercanti d'arte attuali la offre di certo.
A proposito di storia, ad esempio, il quadro di Vincent Van Gogh (1853-1890) oggi in asta a New York, è uno dei primi dipinti a colori brillanti del 1887 e che raffigura un angolo di giardino; si tratta, come già detto, di «Coin de jardin avec papillons» che fu dipinto ad Asnières, un piccolo sobborgo di Parigi sulle rive della Senna, e fu realizzato da dopo la «scoperta» degli impressionisti da parte di Van Gogh, «con l'utilizzazione di colori diversi da quelli terrosi che aveva usato fino a prima del suo viaggio a Parigi». Ora vi sembra mai possibile che una tale opera costi la metà di un Hockney che vale (su un piano storico, appunto) mille volte meno? Ma l' «illogicità» delle aste è perfettamente in sincrono con l'altrettanta «incoerenza» delle quotazione economiche. Insomma, finanza e arte sono due sistemi conflittuali costretti - per necessità e opportunismo - ad andare d'accordo.
Ma nessuno lo terrà a mente quando oggi da Christie's il riccone di turno (più probabilmente un istituto bancario o un fondo di investimento) alzeranno la paletta per aggiudicarsi l'Egon Schiele (1890-1918) dal titolo «Dämmernde Stadt (Die Kleine Stadt II)» (stima 12/18 milioni) o il Jean- Michel Basquiat (1960-1988) dal titolo «Untitled (Pollo Frito)» del 1982 (stima 25 milioni). Completeranno il programma dei top lot «Abstraktes Bild», monumentale opera dell'artista tedesco Gerhard Richter (stimata 30 milioni). Per chi sarà La migliore offerta?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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