La nuova lotta contro i tumori si combatterà addestrando le cellule dei pazienti. I linfociti verranno educati a identificare il cancro grazie all'impianto di un gene-radar. L'arma segreta è contenuta in un trattamento (Car-T) appena autorizzato dall'agenzia europea per i medicinali Ema e in attesa del via libera dall'agenzia del farmaco Aifa per essere immesso sul mercato.
Si tratta della prima terapia cellulare al mondo. Sviluppata con l'università della Pennsylvania, verrà realizzata per l'Europa sia dall'azienda biofarmaceutica americana Gilead sia da Novartis, che sta definendo con le autorità sanitarie un «approccio economico sostenibile per i servizi sanitari nazionali». Al posto dei farmaci sintetici tradizionali uguali per tutti i malati di tumore, ne verranno creati altri su misura per il singolo paziente, naturali, a partire dalle sue cellule. «È l'inizio di una nuova classe di farmaci - spiega Chiara Bonini, vicedirettrice della divisione di Immunologia, trapianti e malattie infettive dell'Irccs ospedale San Raffaele - In futuro i farmaci non saranno più una pasticca ma una sacca di cellule ingegnerizzate geneticamente».
Il metodo funziona contro la leucemia acuta ma la «rivoluzione» servirà presto anche a combattere altri tumori, a cominciare da quelli al seno e al polmone, le cui cellule vengono trasportate dal sangue. In un secondo momento si potrà pensare a un'applicazione contro i tumori solidi. E a quel punto si potrà creare una valida alternativa a chemio e radioterapia che oggi restano le cure ufficiali. Al Bambin Gesù di Roma il metodo è già stato utilizzato sia per curare bimbi affetti da leucemia e da neuroblastoma, uno dei più gravi tumori al cervello. «I risultati sono incoraggianti» sostiene Franco Locatelli, responsabile del centro di Oncoematologa.
La terapia prevede un trattamento simile a quello del trapianto di midollo: le cellule T vengono prelevate dal paziente, portate in laboratorio e modificate con un gene (Car) che diventa proteina e insegna a riconoscere le cellule cancerogene. Dopo essere state riprogrammate alla nuova missione, le cellule intelligenti vengono iniettate nel paziente e danno inizio alla guerra anti tumore. «Il meccanismo - aggiunge Bonini - non è automatizzato ma prevede vari passaggi, molto delicati, dalla coltura alle analisi per escludere contaminazioni. Per questo è importante che venga effettuato in centri specializzati come quelli che già si occupano del trapianto di midollo». Effettuare la terapia in un centro ad hoc è importante anche per far fronte agli effetti collaterali. I Car-T hanno infatti un elevato grado di tossicità, possono provocare grandi infiammazioni e uccidono anche i linfociti che creano gli anticorpi, mettendo a rischio il sistema immunitario. Infine il metodo può provocare disturbi cerebrali temporanei.
Su questo fronte il ricercatore Attilio Bondanza, ora in Novartis e prima al San Raffaele, ha messo a punto uno studio che dimostra la potenziale efficacia di un farmaco, già in uso per l'artrite, nel curare le controindicazioni della terapia del futuro.
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