Tutte le donne (di potere) di Donald

Da Nikki Haley a Hope Hicks il "presidente sessista" si affida al genio femminile

Tutte le donne (di potere) di Donald

New York - Familiari, politiche di professione, imprenditrici ed ex modelle. È davvero variegato il panorama delle donne del presidente americano Donald Trump, che attinge da ogni tipo di provenienza nel selezionare le quote rosa della sua amministrazione. L'ultima in ordine di tempo, ovviamente già finita nel tritacarne dei detrattori, è la 28enne Hope Hicks, nominata direttore ad interim della comunicazione alla Casa Bianca. Hicks ricoprirà il posto lasciato vacante da Anthony Scaramucci, in attesa della nomina definitiva, diventando la persona più giovane che abbia mai rivestito tale ruolo. Fidata collaboratrice del tycoon nella Trump Organization come addetta alle pubbliche relazioni, e poi direttrice delle comunicazioni strategiche a Pennsylvania Avenue, Hope è cresciuta nella ricchissima Greenwich, in Connecticut, ed è una ex modella (ha iniziato a calcare le passerelle a 11 anni con la sorella). Proprio per questo passato «frivolo», e per la giovane età, la sua nomina ha suscitato perplessità nei salotti della politica di Washington, che la reputano inadeguata a ricoprire un incarico così delicato, soprattutto in un momento in cui si allarga il divario tra il presidente e la stampa.

Il rapporto di Trump con le donne è sovente oggetto di critiche, e Donald è accusato spesso di atteggiamenti sessisti, ma in realtà sono diverse le rappresentati femminili che ricoprono incarichi di rilievo nella sua squadra. A partire dalla portavoce Sarah Huckabee Sanders, che ha sostituito Sean Spicer e sin da subito si è dimostrata più efficace e puntuale nel sostenere le istanze del Commander in Chief con i giornalisti. E poi c'è Elaine Chao, 64enne, emigrata da Taiwan con la famiglia all'età di otto anni, scelta come segretario ai trasporti. Chao, già segretario al Lavoro nell'amministrazione del presidente George W. Bush e vice ministro dei Trasporti con George H.W. Bush, è stata la prima donna di origine asiatica a ricoprire alti incarichi istituzionali negli Stati Uniti. Il segretario all'Istruzione Betsy DeVos, invece, è una donna di affari, miliardaria del Michigan e attiva nella filantropia e nel campo della scuola, la cui famiglia è grande sostenitrice del partito repubblicano da anni.

Ed è ancora una donna, l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley, ad essere considerata la punta di diamante della amministrazione Trump. Nata in una famiglia di immigrati indiani, l'ex governatrice della South Carolina è l'astro nascente del Grand Old Party, e colei che in molti ritengono candidata (molto più di quanto fosse Hillary Clinton) a diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti. Senza peli sulla lingua, Haley è spesso più decisa, e non sempre sulla stessa linea, del suo diretto superiore, il segretario di Stato Rex Tillerson, e dagli scranni del Palazzo di Vetro si sta dimostrando una politica tosta sui dossier caldi della politica estera a stelle strisce, a partire da quello nordcoreano. Tanto che viene considerata sempre più come il vero asso nella manica di The Donald.

Per finire c'è Ivanka, la figlia prediletta del tycoon, diventata anche sua consigliera, che non appena il padre è stato eletto ha fatto armi e bagagli e si è trasferita dall'Upper East Side di New York a Washington con il marito Jared (tra i più vicini al presidente) e i tre figli, ancor prima della first lady

Melania. È lei che rappresenta l'anima più ragionevole e umana della West Wing, impegnata a promuovere politiche sulla maternità e che ha portato la figlia Arabella a cantare in mandarino per il presidente cinese Xi Jinping.

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