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Tutti gli scandali di Ignazio Marino

Dalla panda rossa a Mafia Capitale per finire con lo scontro col Papa e lo scontrino-gate. Ecco tutti le gaffe del sindaco chirurgo

Tutti gli scandali di Ignazio Marino

Ignazio Marino resta, poi si dimette e infine ci ripensa. La telenovela infinita tra il sindaco di Roma e il suo partito ci offre una nuova interessante puntata. Il Pd sta cercando di farlo fuori da giugno, quando Matteo Renzi, a 'Porta a Porta', disse: “Chi è in grado di governare governi, se non è in grado di governare va a casa”.

I rapporti tra il chirurgo prestato alla politica e il Partito democratico romano sono stati fin da subito turbolenti e i nodi sono venuti al pettine con i primi arresti di Mafia Capitale. Lo scandalo dell'accoglienza dei migranti di Buzzi e Carminati è scoppiato come una bomba a orologeria e che ha ferito persino Marino quando è uscita l'intercettazione:"Se resta sindaco ci mangiamo Roma...". Ma già prima di Mafia Capitale la giunta Marino era finita nell'occhio del ciclone per le proteste di Tor Sapienza dove i cittadini nel 2014 si rivoltarono contro l'arrivo di nuovi migranti. Anche questa estate l'apertura di un nuovo centro d'accoglienza è stato oggetto di feroci scontri tra i residenti di Casale San Nicola, le forze di polizia e i ragazzi di Casa Pound giunti all'occorenza per protestare. Sempre in luglio il New York Times prese di mira Roma per il degrado e la sporcizia imperante oppure per il noto bus 64 che porta da Termini a San Pietro dove generalmente i turisti vengono derubati. Questa estate a tenere vivo il dibattito su Roma è stato il funerale dei Casamonica ma soprattutto il fatto che Marino non sia rientrato dalle sue ferie statunitensi affidandosi totalmente al vicesindaco Marco Causi che il Pd nazionale gli aveva imposto, insieme al senatore Stefano Esposito, col rimpasto di giunta. Lo scopo del sindaco era restare lontano dalla Capitale nei giorni in cui il Consiglio dei ministri doveva decidere su un eventuale commissariamento del Comune. Da quel momento in poi la situazione è precipitata perché il sindaco, anziché restare nella Capitale, è ripartito dopo poco tempo per andare a Philadelphia per incontrare il Papa. Almeno questo era il suo intento salvo poi ritrattare quando Papa Bergoglio ha detto:"Marino non l'ho invitato io, chiaro?". Era evidente che le trascrizioni delle nozze gay contratte all'estero (annullate definitivamente dal Consiglio di Stato l'altro giorno) non sono mai state digerite in Vaticano. A quel punto Marino, messo alle spalle, ha spiegato che l'invito era partito dal sindaco della città statunitense e che il viaggio non era a spese del Comune. Mai parole furono più deleterie. Da qui nasce lo scontrino-gate e la richiesta di dimissioni.

Nell'immaginario collettivo, però, Marino resterà nella memoria dei romani anche per la sua panda rossa per la quale fu multato perché sprovvisto dei permessi di accesso alla Ztl.

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