Roma Uccise con un ombrello una ragazza di 23 anni sulla metropolitana. Un omicidio assurdo, aggravato da futili motivi. Appena sei anni fa la condanna definitiva: 16 anni, di cui tre già trascorsi, da scontare dietro le sbarre. Tutti. Almeno questo è ciò che stabilisce la Corte al termine dei tre gradi di giudizio. Una condanna per omicidio preterintenzionale, quella decisa dalla quinta sezione penale della Cassazione, che non concede sconti di pena. È la conferma, del resto, di quanto deciso il 25 novembre del 2008 dalla Corte d'Appello. Lo stesso sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Galati, aveva sollecitato la conferma della prima condanna ritenendo inammissibile il ricorso presentato dalla donna. Da qualche giorno però Doina Matei, oggi 29enne, è fuori. Libera. Tanto da aprire un profilo Facebook. Ovviamente con un nick. Foto e amicizie, però, svelano il vero nome. Una notizia che da ore sta facendo il giro del social network più famoso del mondo facendo infuriare i genitori e gli amici (quelli veri) della vittima. In regime di semilibertà: di giorno al lavoro presso una cooperativa, di sera di nuovo in cella, a Venezia. Come tanti pluriassassini e stragisti, dai Nar di Valerio «Giusva» Fioravanti ai brigatisti rossi di Moretti e «compagni». Pochi dubbi su quel profilo Fb: la giovane donna in giro per calli veneziane, in spiaggia, assieme alle amiche è proprio lei, la ragazza che in un momento d'ira ha ucciso una sua coetanea in mezzo alla folla.
Vale la pena ricordare cosa successe il 26 aprile del 2007 in uno dei sottopassi della stazione Termini, a Roma. Vanessa Russo, la vittima, stava rincasando dal lavoro come ogni giorno. Uno sguardo di troppo, uno spintone con una giovane straniera e un semplice battibecco fra pendolari si trasforma in una lite furiosa. La Matei ha in mano un ombrello e, nel culmine della scazzottata lo brandisce come una lancia. La punta dell'arnese colpisce Vanessa sul volto. In particolare centra un occhio. La poveretta urla dal dolore e subito dopo crolla a terra. Un minuto dopo è già in coma. Doina, assieme a un'amica minorenne, Costantina, fugge. Le telecamere a circuito chiuso riprendono la scena. La polizia le rintraccerà giorni dopo a Tolentino, nella Marche. Vanessa, dopo un giorno di agonia, muore.
La sua assassina dopo qualche anno di carcere rilascia già le prime interviste: «Fuori di qui tornerò a guardarmi nello specchio e andrò a pregare sulla tomba di Vanessa. Voglio rifarmi una vita, fare la mamma dei miei due bambini». Fra i nuovi amici sul social il cappellano del carcere di Perugia dove Doina ha scontato i primi anni di pena in attesa della sentenza della Cassazione.
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