Cronaca giudiziaria

"Uccise il padre con 34 colpi e 6 coltelli: troppi"

Le motivazioni della condanna di Alex Cotoia, che ammazzò il papà violento. Esclusa la legittima difesa

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Troppe, per i giudici che lo hanno condannato, 34 coltellate sferrate con sei coltelli diversi affinché possa essere riconosciuta la legittima difesa. Alex Cotoia - che ha preso il cognome della mamma da quando il 30 aprile del 2020 a Collegno, nel torinese, ha ucciso il padre per difenderla dalle continue violenze dell'uomo - lo scorso 13 dicembre è stato condannato in appello a sei anni, due mesi e venti giorni per omicidio volontario dopo che in primo grado era stato assolto. «È del tutto evidente - scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza - che l'offesa arrecata al padre Giuseppe Pompa non possa dirsi in alcun modo inferiore, uguale o tollerabilmente superiore al male subito o minacciato».

I giudici di secondo grado hanno così ribaltato la sentenza, escludendo la legittima difesa: «I suoi presupposti essenziali sono un'aggressione ingiusta e una reazione legittima e mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un'offesa, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, all'inevitabilità del pericolo e alla proporzione tra difesa e offesa, non potendo, certamente, dirsi sufficiente al suo riconoscimento un pericolo eventuale, futuro, meramente probabile o temuto». Tenendo conto «della sede dei colpi, della reiterazione degli stessi e del numero di armi impiegate» , si legge nelle motivazioni, i fatti «depongono univocamente nel senso di una condotta francamente aggressiva».

Sulla sentenza ha pesato la pronuncia della Corte Costituzionale, intervenuta dopo che la Corte d'Assise d'appello aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale. A ottobre la Consulta ha dichiarato illegittima la norma che vietava il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti nei casi di omicidio di un familiare, aprendo ad una condanna meno pesante, perché senza tenere conto del comportamento aggressivo del padre di Alex la pena sarebbe stata sproporzionata e ingiusta. Nelle motivazioni della sentenza i giudici spiegano che il ragazzo ha evidentemente agito in stato d'ira, perdendo il controllo di sé, «in conseguenza del fatto ingiusto altrui, ovvero della condotta maltrattante del padre protrattasi nel tempo».

La Corte ha inoltre ritenuto contraddittorie le dichiarazioni rese durante il processo da Loris Cotoia, il fratello di Alex. La deposizione del giovane, che era in casa con la madre al momento del delitto, sarebbe stata «lacunosa e frammentaria», contrariamente a quella resa nell'immediatezza del fatto.

Tanto che i giudici hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Torino per valutare la sua testimonianza e quella della madre.

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