Ucciso dalla madre: la guerra per il figlio e le minacce all'ex. "Porto Elia con me"

La donna, trovata annegata in mare, era seguita dai servizi sociali. Soffocato il bimbo

Ucciso dalla madre: la guerra per il figlio e le minacce all'ex. "Porto Elia con me"
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C'è una storia di denunce reciproche e minacce esplicite da parte della donna dietro all'omicidio-suicidio in provincia di Lecce. Un'altra vicenda di madre che uccide il proprio figlio, come quella avvenuta a Trieste una settimana fa. Anche Najoua Minnito, 35 anni, di origini calabresi, trovata morta in mare a distanza di poche ore dal figlio, Elia Perrone, di 8 anni, era seguita dai servizi sociali, ai quali aveva annunciato che avrebbe fatto male al bambino. Lunedì è successo.

La mattina Najoua, di origini calabresi e tunisine, che viveva facendo le pulizie nelle case e nei villaggi turistici, non aveva accompagnato a scuola il bambino, ucciso nel sonno nella loro casa di Calimera. Elia era ancora in pigiama nella camera da letto dove di solito dormiva con la mamma. È morto per asfissia meccanica, se per strangolamento o soffocamento lo stabilirà l'autopsia. Dopo averlo ucciso la madre è salita in auto e ha raggiunto una vicina località di mare, Torre dell'Orso, dove si è tuffata ed è annegata. È stato un sub ad individuare il cadavere. Il padre del piccolo, Fabio Perrone, infermiere, separato da circa un anno dalla donna, aveva già denunciato la scomparsa del figlio. Preoccupato per non averlo trovato a scuola quella mattina, ha pensato subito al peggio. Una tragedia annunciata, che poteva essere evitata, per i familiari dell'uomo. Tra i due i rapporti erano pessimi. Avevano l'affidamento congiunto, ma litigavano spesso per il mancato adempimento degli obblighi familiari, ovvero la violazione dei giorni in cui il bambino avrebbe dovuto stare con il padre e con la madre. Tanto che lo scorso 16 dicembre l'uomo aveva presentato un esposto al Comune per chiedere l'intervento dei servizi sociali e una denuncia penale, che è stata poi archiviata. Perrone era preoccupato per i comportamenti della mamma di Elia. Nella denuncia riporta testualmente le frasi della ex nel giorno in cui, dopo aver brevemente parlato della divisione delle feste natalizie, gli disse che lo avrebbe ritenuto responsabile di qualsiasi cosa sarebbe capitata a lei e al bambino. Parole inquietanti, soprattutto dopo quello che è accaduto: "Saluta bene Elia perché lo porto con me", o anche "È già capitato che io sia andata di fronte al mare con la macchina". In un primo momento il giudice, con un provvedimento d'urgenza, aveva tolto il bambino alla madre, collocandolo presso il papà e i nonni. A quel punto è iniziato un percorso con il Centro di Salute mentale. "Alla fine - spiega l'avvocato Mario Fazzini, che tutela il padre del piccolo e la sua famiglia - è stato stabilito che poteva riprendere i contatti con il bambino". Si è arrivati a un accordo davanti al Tribunale ordinario con il quale si è scelta la strada dell'affido condiviso. E proprio alla luce del parere del Centro di Salute mentale, Elia è stato collocato nuovamente in casa della mamma. "Il Tribunale - continua il legale - aveva disposto che lo stesso Centro, insieme ai servizi sociali, doveva far seguire alla signora un percorso sulla genitorialità e sui comportamenti, cosa che in questi mesi la signora non ha fatto.

Motivo per il quale avevamo sporto un'ulteriore querela, anche perché c'erano stati dei danni alla macchina del mio cliente, inoltre la signora non ottemperava a quanto previsto dalla sentenza".

Pur vivendo con la madre, Elia passava tanto tempo a casa con il papà e i nonni. È capitato che il bimbo si lamentasse di come lo trattava la mamma, c'era state diverse segnalazioni. Fino al tragico epilogo.

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