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Ucraina, Blinken vede Lavrov "La Nato non ritira le truppe"

La diplomazia non decolla. Mosca chiede di eliminare i contingenti da Romania e Bulgaria. No di Washington

Ucraina, Blinken vede Lavrov "La Nato non ritira le truppe"

New York. Non si sblocca la situazione tra Washington e Mosca sull'Ucraina. Al termine dei colloqui a Ginevra tra il segretario di stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che puntavano a calmare le tensioni e disinnescare la crisi su Kiev, le due parti sono rimaste di fatto sulle loro posizioni, senza progressi di rilievo. Siamo «d'accordo sul fatto che un dialogo ragionevole sia necessario» affinché si «calmi la tensione» attorno all'Ucraina, ha detto Lavrov al termine di un incontro «franco, costruttivo e utile» col collega Usa. Detto questo, Mosca ha riaffermato di volere la promessa che Kiev non sarà mai membro della Nato, che nessuna arma dell'Alleanza sarà dispiegata vicino ai confini russi e che saranno ritirate le sue forze dall'Europa centrale e orientale. Inoltre, vuole che le truppe degli alleati Nato lascino Romania e Bulgaria come parte delle richieste di sicurezza. La Russia chiede «il ritiro di forze straniere e armi» da paesi che non erano membri della Nato prima del 1997, ha affermato il ministero prima dei colloqui in Svizzera: tra questi ci sono i due ex alleati del Patto di Varsavia, che hanno aderito nel 2004. La Nato ha fatto sapere che la richiesta «non si può accettare». Blinken ha affermato che gli Usa rimangono risoluti nel respingere le richieste più importanti del Cremlino.

La Russia, comunque, si aspetta delle risposte scritte da parte americana la prossima settimana», come ha spiegato Lavrov ribadendo che il suo paese non ha «mai minacciato il popolo ucraino». Inoltre, ha precisato che un nuovo contatto con suo omologo americano è possibile dopo che Washington avrà risposto alle loro richieste. «Non posso dire se siamo sulla strada giusta o meno - ha spiegato ai giornalisti - Lo capiremo quando riceveremo la risposta scritta degli Stati Uniti a tutte le nostre proposte». Il titolare di Foggy Bottom ha confermato che gli Usa sono d'accordo a presentare delle «idee» sotto forma di risposte scritte la prossima settimana, ma Mosca deve fornire le prove che non intende invadere l'Ucraina. Gli Stati Uniti stanno ancora cercando una «soluzione diplomatica» sul dossier, ma reagiranno «a qualsiasi aggressione russa anche non militare», ha sottolineato ancora il capo della diplomazia di Washington. Assicurando poi «una risposta rapida e severa» nel caso di invasione da parte di Mosca.

Con circa 100mila suoi soldati radunati vicino all'Ucraina, crescono i timori che la Russia stia preparando un'invasione, anche se quest'ultima continua a negarlo. Gli Stati Uniti e i loro alleati si stanno affrettando a presentare un fronte unito per impedirlo o coordinare una reazione dura come extrema ratio. Nel frattempo, altre truppe russe si stanno spostando per esercitazioni con la vicina Bielorussia, mentre gli alleati occidentali forniscono armi e attrezzature all'Ucraina. E giovedì Washington ha imposto sanzioni contro quattro funzionari ucraini che secondo Blinken erano al centro di uno sforzo del Cremlino iniziato del 2020 per danneggiare la capacità di Kiev di «funzionare in maniera indipendente». Tra loro ci sono anche due deputati in carica, Taras Kozak e Oleg Volochi, finiti nella blacklist per la loro «attività destabilizzanti».

Sono accusati di essere stati incaricati dai servizi segreti russi di «reclutare ex ed attuali dirigenti governativi per prepararsi a prendere il controllo del governo ucraino e delle infrastrutture del Paese con una forza di occupazione russa».

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