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Ue, anche Moscovici in pressing: "Esperienza M5s-Pd va tentata"

Il commissario agli Affari economici Moscovici entra a gamba tesa contro Salvini: "Non lo rimpiangerò". E promette flessibilità per il Conte bis

Ue, anche Moscovici in pressing: "Esperienza M5s-Pd va tentata"

A Bruxelles è uscito allo scoperto un altro fan dell'inciucio giallorosso. Dopo aver pungolato per mesi la maggioranza gialloverde, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha cambiato i toni accogliendo con favore il nuovo sodalizio tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. "È un'esperienza che deve essere tentata", ha detto in una intervista al canale televisivo francese Lci riecheggiando le parole usate da Angela Merkel per spronare Nicola Zingaretti e i suoi a dar vita al Conte bis "ad ogni costo".

Ora che la maggioranza è cambiata Moscovici non trattiene più nemmeno quel profilo istituzionale che era solito usare quando parlava di Matteo Salvini e del Carroccio. Adesso, ai microfoni di Lci, si lascia prendere dall'euforia ed entra a gamba tesa in un dibattito, tutto italiano, che è ancora in divenire. "Non posso dire di aver avuto simpatia spontanea per Salvini, per le sue tesi e per i suoi comportamenti...", dice. "È un populista di estrema destra, che appartiene allo stesso gruppo di Marine Le Pen all'Europarlamento - incalza poi - non piangerò quando lascerà il governo". L'attacco è durissimo e arriva in un momento delicato in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preferito non sciogliere le Camere e dare una chance a una nuova maggioranza che sembra piacere a tutto l'establishment europeo. Non a caso la Merkel è intervenuta di persona quando la trattativa tra i due partiti stava per naufragare. "Il (nuovo, ndr) governo - avrebbe detto la cancelliera tedesca in una telefonato ad un big piddì - va fatto a ogni costo per fermare i sovranisti". Lo stesso invito fatto dal commissario europeo ai microfoni dell'emittente francese.

"Non ho certo nostalgia per la partenza del signor Salvini...". Per Moscovici con la Lega al governo è venuta meno la democrazia in Italia. Per questo caldeggia "un governo che tiene a alcuni principi, un governo democratico, che lavori alla giustizia e all'efficacia dell'economia italiana", come potrebbe essere (a suo avviso) l'esecutivo giallorosso. Quello che, in realtà, il commissario agli Affari economici spera è una schiera di politici asserviti ai diktat europei. Con il Carroccio ha dovuto sempre scornarsi, mentre i Cinque Stelle hanno mandato un messaggio chiaro a Bruxelles quando hanno deciso di appoggiare l'elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Per quanto riguarda il Partito democratico, invece, la fede europeista è comprovata da sempre. Non a caso alla presidenza dell'Europarlamento è stato eletto, lo scorso 21 luglio il dem David Sassoli, un ultrà della causa europea che dal palco del Meeting di Rimini ha chiesto al premier incaricato Giuseppe Conte "scelte di discontinuità", a partire dalla riapertura dei porti.

Il ritorno di Salvini all'opposizione dà molte speranze alle cancellerie europee di poter "riaddomesticare" l'Italia. "Il posto dell'Italia è nel cuore dell'Unione Europea e dell'Europa", ha scandito sempre Moscovici sottolineando che è proprio questo "il senso del nuovo governo". Come contropartita ha annunciato di essere pronto a concedergli maggiore flessibilità sulla legge di Bilancio permettendo una manovra che, al tempo stesso, rispetti le regole europee e abbia margini per rilanciare la crescita. "L'Italia ha una crescita estremamente debole, è un paese che ha bisogno di dopare la sua economia e è un paese che ha bisogno di ridurre il suo debito", ha detto il commissario assicurando, quindi, che "l'Italia sarà aiutata". Che a Bruxelles tirasse tutt'altra aria nei confronti dell'Italia è stato chiaro sin da subito. Prima i funzionari europei avevano fatto girare la bozza di una riforma delle regole del debito pubblico, poi il commissario al Bilancio Günther Oettinger aveva pubblicamente applaudito Conte perché si apprestava a formare "un governo pro europeo che non lavori contro l'Europa". Ora che ha dalla sua tutta l'élite europea, l'avvocato dei Cinque Stelle ha la strada spianata.

A patto che da ora in poi faccia sempre quello che gli "suggeriscono" loro.

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