La Ue mette in vendita gli ovuli umani

I giudici: se non fecondati possono essere brevettati e utilizzati per fini commerciali e industriali

La Corte di giustizia Ue smentisce se stessa. Solo nel 2011, un ovulo umano non fecondato era intoccabile perché paragonato all'embrione, culla della vita. Dopo tre anni, lo stesso ovulo umano può essere manipolato in laboratorio, può essere venduto e comprato, brevettato, usato per sperimentazioni e per la ricerca su malattie.

Ma c'è il rischio di plasmare uomini fuori dalla pancia della mamma? No, assolutamente no. Per la Corte la mercificazione dell'ovulo ha un limite insormontabile: da esso non dovrà mai derivare un uomo.

Le motivazioni della sentenza non lasciano dubbi: «Un organismo non in grado di svilupparsi in essere umano – precisa la Corte- non costituisce un embrione umano ai sensi della Direttiva sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. Pertanto –continuano i giudici- le utilizzazioni di un organismo del genere a fini industriali o commerciali possono essere, in linea di principio, oggetto di brevetto». La decisione di ieri ribalta quanto stabilito dalla stessa Corte nel 2011, quando aveva stabilito che «la nozione di embrione umano comprendeva gli ovuli umani non fecondati» dal momento che «gli ovuli erano tali da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano». E questa spiegazione li rendeva non brevettabili.

Ma la multinazionale biotech International Stem Cell Corporation, aveva contestato questa conclusione perché sosteneva che gli ovuli usati nei suoi processi industriali non erano assolutamente in grado di svilupparsi in esseri umani. Così la patata bollente è tornata per la seconda volta alla Corte Ue che corretto il tiro. «Il solo fatto che un ovulo umano attivato per partenogenesi inizi un processo di sviluppo non è sufficiente per considerarlo un embrione umano» si legge nella nota stampa della Corte. Di conseguenza, «quando si può dimostrare che da un ovulo non potrà derivare un essere umano, allora l'uso di tale ovulo è brevettabile a fini industriali o commerciali».

Con questa conclusione, in sostanza, i giudici danno il via libera ai brevetti di alcune cellule staminali nella Ue. Una ricaduta che solleva commenti positivi. A cominciare da quello del genetista Edoardo Boncinelli: «Se nell'ovulo umano non c'è l'intervento del gamete maschile non si può parlare di fecondazione e dunque questo processo non condurrà mai alla creazione di un uomo». Quindi niente rischi se l'ovulo si sviluppa in laboratorio? «In natura, in molte specie, l'ovulo si attiva da solo. Questo processo si chiama partenogenesi, che è la creazione di una vita da parte di una femmina senza l'intervento del maschio - spiega l'esperto -. Ma negli ovuli umani la partenogenesi da sola non può avvenire. Con alcune sostanze si può stimolare l'ovulo che diventa capace di proliferare ma porta solo il Dna della mamma e dunque non è capace di concepire un organismo vero e proprio». Dunque, né super uomini né mostri in laboratorio. «L'ovulo in laboratorio - spiega Boncinelli - serve solo a far proliferare le cellule che poi si possono usare come cellule staminali». Ecco dunque l'interesse di centri di ricerca che d'ora in poi potranno far fiorire un vero e proprio mercato di ovuli umani capaci di generare materiale di studio necessario ad ampliare le applicazioni delle preziose cellule staminali.

Un'arma a doppio taglio, secondo il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata perché «si rischia di incrementare il commercio illegale di ovociti». Come accadde quando lo scienziato sudcoreano Hwang Woo Suk, utilizzò per gli esperimenti ovuli delle ricercatrici del suo gruppo, dando luogo di fatto a un commercio illegale di cellule.

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