Roma - L'Italia ottiene dalla Commissione europea una specie di «18 politico». Nel senso che Bruxelles condivide le scelte di finanza pubblica annunciate dal governo. Ma ne attende l'applicazione: senza farsi, però, grandi illusioni.
D'altra parte, in nome della flessibilità gli eurocrati hanno chiuso un occhio sui valori di calcolo di alcune poste di finanza pubblica (una su tutte, il gettito di 4 miliardi della lotta all'evasione). E tutti e due su altre, come le privatizzazioni (da tre anni, i governi promettono recuperi da 10 miliardi all'anno, mai pervenuti).
Così, per far finta di rimbrottare l'Italia, la Commissione Ue punta l'indice sulla spending review . Ma non affonda il coltello sulla nuova spesa per le pensioni.
Sono stati fatti «passi limitati - scrive la Ue nella bozza di raccomandazioni - verso un miglioramento duraturo dell'efficienza della spesa pubblica, e la spending review non è ancora parte dell'esercizio di lungo termine». Insomma, è scritta sulla carta.
Mentre sulle pensioni, la Commissione auspica che l'Italia «prenda le misure necessarie per compensare l'impatto della sentenza» della Consulta. E che qualunque decisione verrà presa non appesantisca il deficit di quest'anno e del prossimo. Vale a dire, 2,6% nel 2015 e 1,8% del pil nel 2016. Ipotesi che, con qualche alchimia di finanza pubblica, il governo conta di rispettare.
Minimo comune denominatore tra i due argomenti ( spending review e pensioni) è Carlo Cottarelli. L'ex commissario alla spending è oggi il direttore esecutivo per l'Italia del Fondo monetario.
A Roma per la presentazione di un libro, Cottarelli ricorda che «è in corso una missione del Fondo monetario ed il tema delle pensioni è importante e viene discusso». Le conclusioni della missione del Fondo arriveranno lunedì.
Ed è assai probabile che nemmeno l'Fmi affondi il coltello sulla finanza pubblica nazionale.
Salvo riservare qualche rimbrotto - sulla falsariga di quelli europei - sull'aumentato costo della spesa pensionistica e sull'efficacia delle riforme strutturali sui conti pubblici.Qualche critica arriverà - molto probabilmente - anche sulla rallentata riduzione del debito pubblico.
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