La Ue verso la bocciatura: "Giustificata" la procedura

Domani la Commissione respingerà le tesi di Tria: manovra correttiva nel 2019 e stretta fiscale nel 2020

La Ue verso la bocciatura: "Giustificata" la procedura

Una correzione dello 0,2% del Pil. Circa tre miliardi di euro per rimettere i conti del 2019 nei binari stabiliti con il ministro Tria nel dicembre scorso. Potrebbe essere questa la richiesta della commissione europea al governo italiano. La prima tappa della trattativa tra Bruxelles e Roma è domani. In agenda, le raccomandazioni-paese della Commissione e anche il rapporto sul debito pubblico.

Scontata la condanna dell'Italia. La risposta del ministro dell'Economia Giovanni Tria ai rilievi di Bruxelles sul debito pubblico 2018 e sui disavanzo dell'anno in corso non è piaciuta al vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis e al commissario Pierre Moscovici. Si aspettavano l'annuncio di una correzione da sette miliardi, mentre il ministro ha preso impegni vaghi. Poi il debito pubblico. Le privatizzazioni per 18 miliardi sulle quali si è impegnato l'esecutivo sono scomparse dall'orizzonte.

Ieri si sono riuniti i capi di gabinetto dei due commissari destinatari della risposta di Tria. Ci sarebbe già l'accordo tra i tecnici affinché domani la Commissione giudichi «giustificata» la procedura di infrazione. Seguirà la comunicazione al Consiglio dei ministri Ue e poi la trattativa con il governo italiano, con relativa richiesta di una manovra per correggere se non altro i conti dell'anno in corso.

Un esito «scontato» per Renato Brunetta, responsabile economia di Forza Italia. La Lettera di Tria è «contraddittoria e poco chiara». Oltre alla manovra correttiva Bruxelles presenterà anche il conto per il 2020, l'aumento dell'Iva. «Il Governo - aggiunge Brunetta - potrà accettare le correzioni ed evitare la procedura di infrazione o decidere di non venire incontro alla Commissione e a quel punto l'apertura della procedura verrà decisa nella riunione Ecofin del 9 luglio, previo consulto tra il comitato degli esperti finanziari di tutti i Paesi membri».

Dal ministero dell'Economia arrivano messaggi di tono diverso. Tria è in attesa della risposta ufficiale dell'Ue, ben cosciente dell'orientamento prevalente a Bruxelles, ma anche convinto che alla fine anche a Bruxelles prevarrà la ragione politica e che, come era già successo a dicembre, l'esecutivo europeo cercherà di negoziare. Per quanto riguarda il deficit del 2019, che la Commissione prevede raggiungerà il 2,5 contro il 2,04 previsto dal Def italiano e al 2,4% delle successive stime, il governo cercherà ancora di fare valere i risparmi del reddito di cittadinanza e Quota 100. Un miliardo di euro quest'anno e tre miliardi il prossimo.

Male anche il deficit strutturale (al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) che sarebbe dovuto calare dello 0,4% ed è aumentato dello 0,3%. La correzione che Bruxelles dovrebbe chiedere è quindi lo 0,7%. Ma potrebbe accontentarsi di meno della metà, a patto che non siano compresi i risparmi delle due misure bandiera di M5s e Lega. Quelli devono comunque tornare al Tesoro.

Sempre domani, arriveranno le raccomandazioni Paese. Sono cinque.

Il governo risponde con Giulio Centemero (Lega) e Raphael Raduzzi (M5s) che hanno presentato un emendamento che prevede uno scivolo di 7 anni pagato dalle grandi aziende per far uscire i lavoratori più anziani e consentire il progresso e lo sviluppo tecnologico. Il datore potrà pagare i contributi per chi è a non più di 84 mesi dai requisiti dal ritiro.

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