Davide Zamberlan
Londra Al ritorno dalle vacanze estive il Parlamento è chiamato oggi a riprendersi la scena e cambiare l'inerzia della narrazione e dell'azione politica inglese: Johnson fa, Johnson dichiara, Johnson propone. Dopo settimane in cui il nuovo governo ha riempito le cronache politiche, nel bene e nel male, poco importa, i suoi oppositori misurano oggi la forza del loro schieramento cercando di approvare una legge anti no-deal.
Il testo su cui ha trovato la quadra l'Alleanza Ribelle - come l'ha ribattezzata il Sunday Times evocando spade laser e battaglie per la libertà della galassia è stato pubblicato nella serata di ieri: il governo avrebbe tempo fino al 19 ottobre per far approvare al Parlamento un nuovo accordo di divorzio concordato con l'Ue, che rimpiazzi il vecchio deal di Theresa May. Non dovesse riuscirci, Johnson dovrebbe chiedere a Bruxelles un rinvio della data di divorzio al 31 gennaio 2020. Al raggiungimento della quale, qualora non si fosse nel frattempo raggiunto un accordo, si giungerebbe alla stessa situazione di incertezza di questi giorni. La proposta di legge sarà presentata oggi è certo il favore dello speaker dei Comuni Bercow che acconsentirà a inserirla nell'agenda dei lavori e sarà discussa e votata domani. L'allenza eterodossa di laburisti, conservatori, libdem, nazionalisti scozzesi, verdi, esponenti del Plaid Cymru gallese dovrebbe avere la maggioranza parlamentare e far passare il testo. Lo scoglio più impervio si presenterebbe poi al passaggio alla Camera dei Lord, la cui approvazione è necessaria per convertire la proposta in legge.
Il governo ha minacciato domenica di espellere i ribelli dal partito e soprattutto di non ricandidarli alle prossime elezioni, per cui il quesito oramai non è il se ma il quando. Sul rischio nuove elezioni è intervenuto ieri anche Tony Blair che ha ammonito Jeremy Corbyn a non cadere nella trappola di Johnson e di evitare di andare alla urne prima di risolvere la questione Brexit. Secondo l'ex primo ministro inglese una Brexit non ancora risolta e la prospettiva di un governo a guida Corbyn sarebbe un connubio ideale per far vincere i tory. Non è l'unico a pensarla in questo modo e sono molti nel governo a spingere Johnson lungo questa strada tanto più che avrebbe il vantaggio di bloccare ogni iter legislativo pendente, quindi anche quello di una legge anti no deal ancora in fase di discussione. Corbyn ha impostato i tre anni di opposizione post referendum sul mantra «fatemi governare». Ieri, intervistato da Sky a margine di un evento del Labour, ha dichiarato che appoggerà un'elezione anticipata in ogni circostanza.
La leader di nazionalisti scozzesi Nicola Sturgeon ha invece detto alla Bbc che la priorità di breve periodo deve essere evitare un no deal disastroso per l'economia scozzese. Solo successivamente le elezioni anticipate. È sempre Corbyn il principale elemento divisivo nelle fila dell'opposizione al no deal. Mancano 58 giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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