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Ultimo allarme sulla Tav: "Se salta, l'Italia perderà 75 milioni al mese"

Il commissario prevede danni erariali già da dicembre. E insiste: "Riduzione di fondi Ue"

Ultimo allarme sulla Tav: "Se salta, l'Italia perderà 75 milioni al mese"

Sulla linea dell'Alta velocità Torino-Lione, il governo è a un bivio: far partire i lavori oppure accollarsi il danno erariale che, a partire da dicembre, sarà di 75 milioni di euro al mese.

È questa la considerazione più importante emersa dallo studio del commissario straordinario di governo per la Tav, Paolo Foietta, che - ospite della Camera di Commercio torinese - ha presentato la documentazione realizzata dall'Osservatorio per l'asse ferroviario che dal Piemonte porta in Francia.

Mentre il commissario Foietta illustrava il suo lavoro, dalla Commissione Ue è arrivata la notizia - non certo inaspettata - della riduzione dei fondi europei nel caso in cui si verifichino dei ritardi nella realizzazione del progetto ferroviario. «È importante - sottolinea Bruxelles - che tutte le parti facciano sforzi per completare nei tempi la Tav. È un progetto importante non solo per Francia e Italia, ma per l'Europa intera. Per questo speriamo che le parti siano in grado di eseguirla nei tempi previsti».

Il commissario Foietta, dal canto suo, non le manda certo a dire al governo che, nonostante le sue richieste, non ha mai accettato di incontrarlo.

«Non c'è nessun atto che blocchi l'opera, almeno fino ad ora, solo parole in libertà - ha detto con tono infervorato il commissario -, ci sono invece gli impegni presi per gli appalti. A volte gli asini non volano ma parlano. Ogni decisione è legittima - ha aggiunto - ma va presa con atti nelle sedi opportune, non con discussioni in segrete stanze dove tutti la pensano allo stesso modo, sulla base di pregiudizi».

L'indagine presentata a Torino - che in diversi punti confuta i dati su cui lavora il professor Marco Ponti, l'esperto chiamato dal ministro Toninelli per analizzare costi e benefici - parte da una valutazione economica: allo stato attuale non esiste l'opzione «a costo zero». Anzi, esiste ma equivale a chiudere il collegamento con la Francia, cosa che ha comunque un prezzo non indifferente. L'alternativa è quindi decidere come concludere un'opera iniziata: secondo il rapporto il 20% del valore degli scambi tra Italia e il resto del mondo passa dal confine francese e i dati sui traffici sono in crescita. L'utilità di una nuova linea ferroviaria sta anche nella possibilità di poter togliere migliaia di Tir dalle strade, dato che ogni treno porterebbe l'equivalente di sessanta mezzi pesanti, riducendo così fino al 68 per cento il costo del trasporto merci. Inoltre, ha precisato il commissario Foietta: «Per motivi fisici, strutturali e di sicurezza la vecchia ferrovia aperta nel 1800 non ha futuro: le gallerie sono incompatibili con gli standard di sicurezza europei, tanto che al loro interno è attivo il divieto di incrocio tra i treni merci e passeggeri perché potrebbero «incastrarsi». Quindi, di fatto attualmente è disponibile un solo binario». Inoltre il commissario Foietta ha ribadito: «Il tunnel del Frejus non è dotato di uscite di sicurezza, né di percorsi di esodo funzionali in caso di incidente lungo il binario e neppure di impianti di ventilazione forzata per la gestione dei fumi, da attivare in caso di incidente o incendi». Dotazioni, queste, indispensabili sulle linee miste che trasportano merci pericolose e la cui realizzazione è stata anche esaminata nel 2012, ma poi abbandonata «per la complessità dell'intervento». «C'è un interasse tra i binari del tunnel del Frejus che è in deroga alla sicurezza. Mi denuncino pure per procurato allarme - ha ribadito il commissario -, ma la si smetta di dire stupidaggini».

Lapidario anche il commento sul ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli: «Passerà alla storia come colui che ha bloccato l'Italia».

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