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Gli «umanitari» finanziati dai vip adesso a corto di donazioni

L'Ong catalana opera da tre anni. Sino al 2017 ha raccolto 3,6 milioni di euro. Fondi da Richard Gere e Manchester City

Gli «umanitari» finanziati dai vip adesso a corto di donazioni

Il primo elemento curioso è la provenienza di Open arms, la nave che sta sfidando il Viminale. Si tratta di una donazione del Gruppo Ibazibal, che non è un'associazione caritatevole, ma una compagnia marittima spagnola. Da quando nel Mediterraneo ci sono le Ong, le navi mercantili perdono molti meno soldi a causa dell'obbligo di soccorso dei migranti.

Non solo: il dubbio è che l'organizzazione non governativa Proactiva Open arms punti ai riflettori dei media per invertire la tendenza del crollo delle donazioni di quest'anno. Dal 2016 all'estate 2017, prima che fosse evidente il ruolo ambiguo delle Ong del mare, gli «umanitari» spagnoli avevano raccolto la bellezza di 3,6 milioni di euro. Fondi sono arrivati addirittura dall'attore americano Richard Gere e da società calcistica come il Manchester city. Un altro fiore all'occhiello è il vascello di lusso Astral, che batte bandiera inglese, donato da Livio Lo Monaco re dei materassi in Spagna. In appoggio ad Open arms a bordo del barcone a vela ci sono tre europarlamentari spagnoli e l'italiana Eleonora Fiorenza dirigente di Rifondazione comunista a Strasburgo dal 2014. La loro «missione» è riferire nella sessione plenaria del Parlamento europeo fra il 2 e 5 luglio sulle «povere» Ong vessate nel Mediterraneo.

Proactiva open arms è nata nel 2015 quando due bagnini di Badalona, un comune della Catalogna, che lavoravano per una società di sicurezza marittima sbarcano nell'isola greca di Lesbo con appena 15mila euro. E li investono per aiutare i migranti siriani che arrivavano via mare dalla Turchia. Il fondatore della Ong è Oscar Camps nominato «catalano dell'anno» grazie al successo umanitario. Non a caso la prima cittadina di Barcellona, Ada Colau, in queste ultime settimane di braccio di ferro con le Organizzazioni non governative si è detta disposta ad accogliere i migranti recuperati illegalmente in mare dai talebani dell'accoglienza. Forse è un caso, ma a Barcellona si trova anche il quartier generale per l'Europa di Open society, la discussa fondazione filantropica del miliardario americano George Soros accusato di finanziare l' «invasione» dei migranti.

Un altro membro di spicco dell'Ong spagnola è Riccardo Gatti, capo missione in mare. Da 40 anni vive in Spagna, ma fino alla maggiore età è cresciuto nel lecchese.

Dopo Lesbo la Proactiva open arms si è lanciata nel recupero dei migranti al largo della Libia grazie al boom di donazioni. Per sostenere le due navi della flotta sono stati spesi 1,4 milioni di euro. E dal 2015 fino a maggio l'Ong ha recuperato 26.674 migranti, in gran parte senza diritto all'asilo, per poi sbarcarli quasi tutti in Italia. Gli spagnoli hanno firmato il codice di condotta delle Ong del precedente ministro dell'Interno, Marco Minniti, continuando, però, a fare i furbetti. Dallo scorso luglio quando è stato imposto il codice sono al secondo posto come recuperi di migranti con 33 soccorsi. In realtà esiste il fondato il sospetto, che in diversi casi Open arms sia giunta sul posto come se fosse un «appuntamento» in mezzo al mare.

Il 14 marzo, quando i gommoni non erano ancora partiti dalla costa libica, la nave è arrivata da Malta a tutta velocità con una rotta perpendicolare su Homs, da dove si sarebbero imbarcati i migranti solo molte ore dopo. Proprio questo «soccorso» conteso con la guardia costiera libica ha portato al sequestro a Pozzallo di Open arms, poi lasciata andare. Nonostante le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina l'Ong spagnola ha ricevuto numerosi premi internazionali compreso uno dall'Unicef.

E sul sito si legge che «Proactiva Open Arms è un'entità associata con il dipartimento di pubblica informazione delle Nazioni Unite».

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