Un'alleanza jihadista ha colpito il Bangladesh

Per gli inquirenti più sigle unite per l'attentato Un ostaggio ucciso dalla polizia nel blitz

Un'alleanza jihadista ha colpito il Bangladesh

Un ostaggio ucciso per errore, un terrorista non ancora identificato, ma soprattutto l'alleanza di almeno tre sigle della galassia jihadista nell'attentato di giovedì scorso. È quanto sta emergendo dalle indagini degli inquirenti di Dacca sui terribili fatti dell'Holey Artisan Bakery, il ristorante bengalese dove hanno trovato la morte venti persone, tra le quali nove nostri connazionali. Con il trascorrere dei giorni si rafforza l'ipotesi che la cabina di regia fosse gestita dal «canadese» Shaykh Abu Ibrahim al-Haneef, ma gli esecutori materiali del crimine (sette miliziani), e i fiancheggiatori (almeno una dozzina a vario titolo) potrebbero appartenere alle frange jihadiste di Harkat ul-Jihad al-Islami e di Jamayetul Mujahideen Bangladesh. La presenza di quest'ultimo gruppo fondamentalista sarebbe alla base di una crisi diplomatica, senza precedenti, in corso tra Bangladesh, India e Pakistan. Tutto è stato innescato da un articolo apparso sui media di Nuova Delhi che rivelavano come l'Isi, il potente servizio di intelligence pachistano, avesse legami con i Mujahideen bengalesi e che avrebbe agito d'intesa con i jihadisti per creare instabilità politica nel Bangladesh. Il Pakistan si è affrettato a respingere al mittente i sospetti, querelando i giornali indiani, convocando a Islamabad l'ambasciatore dell'India e bollando con un «molto spiacevoli, irresponsabili e provocatorie le storie riportate». Anche Dacca vuole vederci chiaro, e ieri sera gli ambasciatori di India e Pakistan hanno avuto un lungo colloquio col ministro degli Esteri Mahmoud Ali.

Tutto questo mentre la polizia di Dacca ha ammesso di aver ucciso per sbaglio uno degli ostaggi nel ristorante. «Crediamo di averlo colpito accidentalmente, ma non c'è stato alcun scambio di persona», ha dichiarato il commissario Asaduzzaman Mia. In un primo momento era circolata la voce che a perdere la vita fosse stato Makoto Okamura, uno degli ostaggi giapponesi, in realtà il ministero degli Interni bengalese ha rettificato, spiegando che la vittima è un dipendente che lavorava nella cucina del ristorante. Ieri sono stati nuovamente interrogati il professore Hasnat Karim e altri due ostaggi scampati all'assalto. Il docente universitario, da quanto si apprende, avrebbe fornito «risposte non del tutto esaustive». Ad esempio non ha saputo spiegare per quale motivo uno dei jihadisti uccisi avesse in tasca un biglietto con il suo numero di telefono. Da quanto trapelato quattro dei sei carnefici erano addirittura iscritti al corso di marketing internazionale da lui diretto alla North South University. Sulla vicenda verrà sentito come persona informata dei fatti anche Atiqul Islam, il rettore dell'università. La polizia ha inoltre confermato in via ufficiale che sei terroristi sono rimasti uccisi durante il blitz delle forze speciale, ma uno di loro non è stato ancora identificato.

Potrebbe trattarsi di Saiful Choukidar, pizzaiolo e forse basista del gruppo armato, che a Kassel, in Germania, frequentava abitualmente Manuel Geiger, il soldato tedesco radicalizzatosi nel 2015. Arrestati inoltre padre e fratello di Shafiqul Islam Uzzal, uno dei terroristi dell'attentato di Dacca. Pare che fosse al corrente da giorni di quanto stava per accadere.

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