Il sogno dei 780 euro al mese sancito dal welfare pentastellato con l'espressione altisonante di pensione di cittadinanza, e che ha contribuito fino a oggi al pavoneggiarsi di Luigi Di Maio nel ripetere di «aver abolito la povertà», si sta trasformando oramai in un'illusione. Siamo arrivati alle battute finali però e difficilmente ci saranno giustificazioni che possano consentire al capo dei Cinquestelle di reggere il colpo.
Nonostante che sul portale del ministero del Lavoro, nonché sui siti correlati di previdenza e politiche sociali, campeggi ancora il tetto Isee di 9.360 euro per ottenere il beneficio, il bluff è stato scoperto. Di fatto non è l'Indicatore della situazione economica equivalente, l'Isee appunto, a governare la barra piuttosto un indicatore più subdolo che gestisce direttamente l'Inps, ovvero l'Isr. Vale a dire l'Indicatore della situazione reddituale. Il corrispondente dell'intera somma di redditi percepiti senza gli sgravi fiscali e tanto meno gli affitti e altri ratei e, quindi, inevitabilmente più consistente. Può essere infatti considerato una sorta di «netto-lordo» senza alcuna detrazione aggiunta.
Ci sono voluti poco più di tre mesi per smascherare il trucco di Di Maio e scoperchiare la montagna di frottole che emerse da quando è stato varato il decreto 4/2019 fino alle modifiche successive. E in questi giorni le frottole stanno diventando patrimonio comune di tanti anziani pensionati che si stanno rivolgendo ai Centri di assistenza fiscale per cercare di capire come mai dall'Inps hanno ricevuto una lettera che attesta la bocciatura della loro domanda di pensione di cittadinanza. Il rifiuto è motivato così: beneficio negato per reddito superiore alla fascia minima di appartenenza. Insomma malgrado il pensionato o la coppia di pensionati abbia un Isee contenuto all'interno della fascia minima l'Inps ha decretato la completa inadeguatezza reddituale sulla base dell'Isr. Certo che a questo punto un interrogativo sorge spontaneo sul perché e percome l'Istituto di previdenza abbia chiesto il modello di situazione economica equivalente se poi la valutazione è stata effettuata sulla base della situazione reddituale complessiva. Un'altra presa in giro bella e buona per intasare i Caf, mandare avanti e indietro gli anziani spesso malfermi, far sottoscrivere deleghe ai figli che magari sono stati costretti anche a prendere qualche giorno di permesso dal posto di lavoro per occuparsi delle pratiche burocratiche e, non ultimo, impegnare ora gli stessi operatori dei Caf a rifare il lavoro daccapo nell'ipotesi di ricorsi amministrativo.
La percentuale dei dinieghi a oggi si sta attestando sul 30% di tutti coloro che sono arrivati al completamento dell'istruttoria. Si tratta di pensionati con all'attivo assegni addirittura al di sotto dei 650 euro al mese. Già. Una valutazione che quasi non si spiega. Vediamo i numeri. A giugno è stata completata l'istruttoria per 81.108 domande, su un totale di circa 480 mila. Di queste 81.108 solo 57.045 sono state accolte: per un ammontare impegnato di quasi 12 milioni di euro (esattamente 11.963.940 euro).
Quelle respinte sono appunto il 30% tant'è che per i Caf questo è da considerarsi l'andamento standard sulla base del quale stimare l'esito delle domande a venire.
Quelle 24.063 richieste respinte hanno rilevato una disparità tra Isee e Isr conteggiabile tra i 200 e i 400 euro all'anno. Ecco un esempio pratico. Se il pensionato ha un Isee pari a 8.900 euro (pari a 635 euro al mese con tredicesima e quattordicesima) penserà di rientrare nel beneficio visto che il tetto massimo sbandierato da Di Maio è 9.360 euro, tant'è che il Caf gli compila la domanda e la invia all'Inps. Peccato però che a quella cifra corrisponderà un Isr superiore, diciamo pari a 9.300 euro. Un valore che sfora il tetto massimo dei 9.
000 come stabilito per quest'altro indicatore.Ed ecco il bluff: il pensionato non ci rientra più. Addio 780 euro mensili, addio integrazione pensionistica, addio sgravio per l'affitto. Addio abolizione della povertà per decreto. Altro che storie.
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