Un'infermiera per 53 anziani "Noi abbandonati nella Rsa"

Nella casa di riposo di Bronte una sola operatrice. I suoi colleghi a casa in attesa del tampone. E 39 ospiti positivi

Un'infermiera per 53 anziani "Noi abbandonati nella Rsa"

C'è una Sicilia che tenta di resistere all'incalzare incombente del Covid19, ma le forze delle singole persone e di qualche struttura che si rimbocca le maniche e non getta la spugna non possono bastare se non subentreranno degli accorgimenti istituzionali. Così, in una Bronte (Catania) zona rossa, la casa di riposo San Vincenzo De' Paoli - Padre Antonino Marcantonio sta resistendo con una sola infermiera che accudisce 53 anziani, di cui 39 affetti da Covid19. Mattina e pomeriggio Carmela, conosciuta da tutti come Mela, è in trincea da sola. I colleghi sono a casa in attesa dell'esito del tampone. «La situazione è delicata dice Rocco Sciacca, socio della struttura rappresentata legalmente da Marianna Morretta -. Gli ospedali e l'Asp sono al collasso e noi, occupandoci degli anziani affetti da coronavirus, stiamo dando un importante supporto, ma, di contro, manca chi dia una mano a noi».

Nella casa di riposo servono almeno altri due infermieri e qualche operatore sanitario a dare manforte a Mela e ai dieci operatori in servizio. Le richieste avanzate all'Asp non hanno dato risultato e alla struttura non resta che sperare che il personale bloccato a casa possa ritornare a lavorare. «Abbiamo scritto più volte all'Asp dice Rocco ma non può inviare personale perché probabilmente non ne ha. I nostri anziani più gravi sono stati ospedalizzati, ma la gran parte resta nella nostra struttura con le enormi difficoltà che ne conseguono dovute all'esiguità del personale. A chi presenta sintomi lievi va somministrato l'antibiotico, ad altri va fatta la flebo, va dato l'ossigeno e bisogna occuparsi delle mansioni quotidiane: tra docce, cibo e mettere in contatto gli ospiti con i familiari. La struttura sta assolvendo in toto al proprio mandato pur con il personale ridotto al massimo, ma ci appelliamo a chiunque abbia esperienza lavorativa perché possa decidere di darci supporto in questo difficile momento. L'ufficio collocamento è stato interpellato finora a vuoto, abbiamo inserito annunci sui portali ma senza riscontri, i quotidiani locali hanno pubblicato il nostro appello». Un appello lanciato anche dal direttivo del circolo Pd «Livio Castiglione» di Bronte, che ha scritto al prefetto perché intervenga, sottolineando come nella struttura si siano «registrati anche alcuni decessi dovuti alle conseguenze del contagio».

La prima ondata di Covid19 non aveva creato nessun problema né alla casa di riposo San Vincenzo De' Paoli - Padre Antonino Marcantonio di Bronte né ad altre strutture più piccole, invece questa seconda ondata sta mettendo in ginocchio un'intera isola, con zone rosse che fioccano di giorno in giorno, tanto che ieri a Bronte, Cesarò e San Teodoro (Messina), Misilmeri (Palermo) e Vittoria (Ragusa), si sono aggiunte le città di Acate e Comiso (Ragusa), Camastra (Agrigento), Ciminna (Palermo) e Maniace (Catania).

Viene da chiedersi quanto si potesse fare nei mesi estivi in cui il virus sembrava ancora muoversi in sordina al fine di prevenire l'intasamento degli ospedali, con file per entrare nei pronto soccorso di diverse città, che spesso restano intasati soltanto perché i pazienti che vi hanno fatto accesso per patologie diverse dal Covid19 attendono anche un'intera notte l'esito del tampone. È questo uno dei punti cruciali secondo Rocco della casa di riposo di Bronte: «Bisognerebbe velocizzare i tempi, magari processando i tamponi dei nostri operatori sul posto. Si eviterebbe di sprecare tempo».

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