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Unioni civili con fiducia. Alfano va sulla graticola

Il governo è al lavoro sul maxiemendamento che blinderà il ddl Cirinnà. L'ira dei centristi. E ora i gay rinunciano alle adozioni

Unioni civili con fiducia. Alfano va sulla graticola

Dopo l'impasse della settimana scorsa, la palla è passata nelle mani del governo.A Palazzo Chigi si lavora al testo del maxiemendamento che deve assorbire tutti i punti chiave del ddl Cirinnà, con l'unica eccezione della stepchild adoption, e su cui si punta a mettere la fiducia. Non solo per blindare i voti e fermare i giochi al rialzo o al ribasso interni al Pd e a Ncd, ma anche per evitare le trappole del voto segreto. È questo l'argomento che sta convincendo anche gran parte degli attivisti gay a sostenere la forzatura imposta da Matteo Renzi per accelerare l'approvazione della legge, nonostante la rinuncia dolorosa alle adozioni: se il ddl finisce in aula senza rete, con centinaia di emendamenti a scrutinio segreto, il rischio che ne esca deturpato e svuotato è molto alto.

Meglio quindi accantonare quel capitolo e incassare una legge che sancirà, al di là dei nominalismi, una sostanziale equiparazione delle unioni gay ai diritti e doveri previsti per il matrimonio, anziché rischiare di veder fallire tutta la legge, impallinata dai franchi tiratori. Tanto più, sottolineano nelle associazioni Lgbt ma anche nel Pd, che con l'eventuale stravolgimento del testo Cirinnà sulle adozioni si potrebbe creare una situazione molto peggiore di quella attuale: ormai si sta formando, sottolineano, una «giurisprudenza favorevole» che tende ad affidare i bambini di coppie omogenitoriali a chi li ha allevati e cresciuti, in nome della «continuità affettiva». Una giurisprudenza che alla fine preparerà la strada a quella riforma complessiva della legge sulle adozioni che il premier ha preannunciato, e che il presidente del Pd Matteo Orfini - sancendo il via libera della corrente dei Giovani Turchi alla fiducia con stralcio - rilancia: «Se non c'è la stepchild nella legge, bisognerà fare una legge che riformi le adozioni. Io sono favorevole alle adozioni gay tout court».

Sulle barricate resta la minoranza Pd, che strilla contro lo stralcio delle adozioni, «tradimento» della legge e «cedimento» ad Alfano, e insiste per trattare coi Cinque Stelle e affidarsi ai loro voti. Oggi darà battaglia nell'assemblea dei senatori prevista alle 13 con la partecipazione straordinaria di Renzi. Il quale non si preoccupa granché della fronda interna: «È una posizione strumentale, sanno benissimo che coi grillini si va solo a sbattere». Ed è certo che, davanti alla fiducia, i bersaniani non si assumeranno la responsabilità di affossare le unioni civili (e la propria poltrona). Il premier ha fretta di chiudere la partita e portare a casa il risultato: «Non possiamo ritardare ancora l'approvazione della legge. Sono decenni che con tutte le scuse si rinvia, si ritarda, si rimanda. Adesso è arrivato il momento di decidere, anche a costo di usare lo strumento della fiducia».

Che taglia fuori dal voto le opposizioni, da M5S a Sel ai laici di Fi, lasciando al solo Pd renziano il merito di una riforma storica per l'Italia. Intanto Ncd vacilla, minaccia di spaccarsi e chiede di non mettere la fiducia. I fondamentalisti come Sacconi e D'Ascola tuonano il loro no all'intera legge. Alfano cerca di rialzare il prezzo, ponendo nuovi ostacoli: no alla reversibilità e al cambio di cognome. Per ora respinti con perdite: «Su questo il Pd non transige - dicono in casa renziana - Ncd per due anni ha fatto ostruzionismo contro la legge, ora la deve mandare giù».

Del resto, i voti di Verdini possono agevolmente compensare i dissidenti Ncd.

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