Manca poco a Capodanno, e intanto arriva la notizia che l'indagine sulla "Taharrush gamea", della notte tra il 31 dicembre 2024 e l'1 gennaio 2025 si chiuderà con una richiesta di archiviazione. Non è stato possibile risalire agli autori della "molestia collettiva" denunciata da una ragazza belga che si trovava in piazza Duomo a festeggiare insieme ad altri cinque amici. I filmati delle telecamere di sorveglianza, analizzate dagli investigatori della Squadra mobile, non hanno dato alcun riscontro. Pertanto il fascicolo, che è rimasto a carico di ignoti, va verso l'archiviazione. Peraltro c'è la mancanza di querela, visto che la ragazza, che ha denunciato ai media le violenze subite (poi confermandole agli investigatori in Belgio), ha deciso di ritirarla, vista anche la mancanza di altri elementi. L'inchiesta della pm Alessia Menegazzo, che insieme alla aggiunta Maria Letizia Mannella, si è occupata dei più importanti casi di violenza di genere (compresa l'inchiesta sul delitto di Giulia Tramontano), è destinata ad arenarsi. La "Taharrush gamea", in lingua araba, indica una molestia sessuale di massa ai danni di una donna, che può andare da episodi minori fino allo stupro.
A esporsi in prima persona sul quotidiano belga SudInfo era stata appunto la ragazza di Liegi, che ha spiegato che era insieme ad altre amiche, due ragazze di 20 e 21 anni, e altri due amici, quando è avvenuta l'aggressione. Secondo il loro racconto, sarebbero state circondate da un gruppo di 30-40 giovani uomini: avrebbero bloccato loro le mani, mentre altri le palpeggiavano, sia sotto che sopra i vestiti. Secondo la ventenne, la molestia sarebbe avvenuta poco dopo la mezzanotte, all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II. Le turiste sarebbero anche state spintonate e molestate, nella folla, e stessa sorte sarebbe capiata a una donna italiana che si trovava in piazza insieme al marito.
Una situazione che ricorda molto da vicino i fatti del Capodanno 2022, per cui alcuni ragazzi di origine nordafricana sono stati condannati anche in secondo grado a pene fino a oltre cinque anni di carcere.