Unioni civili nel caos E adesso la Cirinnà evoca lo «sgambetto»

Tutto il testo deve essere corretto: il rischio di uno scivolone in Senato si fa più concreto. Renzi non intende scoprirsi e lascia la patata bollente al Parlamento

Francesca AngeliRoma Sulle unioni civili nella maggioranza si va verso il «liberi tutti». La tela di Penelope intessuta faticosamente da mesi sulle convivenze gay ancora una volta si è disfatta. Tutto l'articolato deve essere rivisto e corretto perché il rischio di uno scivolone in Senato si fa sempre più concreto. A risvegliare dai sogni i sostenitori delle nozze gay e della stepchild adoption due interventi eccellenti. Quello del Vaticano che ha dato la sua benedizione al Family Day contro le unioni civili tra coppie dello stesso sesso che si terrà il 30 gennaio e soprattutto quello del Quirinale che ha sollevato dubbi sulla tenuta costituzionale del testo a prima firma di Monica Cirinnà. E tutto questo quando manca una settimana all'arrivo del testo in aula a Palazzo Madama per la discussione.Il Pd cerca di correre ai ripari puntando prima di tutto a rinsaldare la frattura interna con i senatori dem cattolici che vogliono lo stralcio della stepchild adoption, introducendo paletti precisi alle possibilità di adozione. E poi si cercherà di togliere dal testo qualsiasi riferimento alle norme del codice civile che disciplinano il matrimonio etero per evitare l'accusa di omologazione. Le unioni civili tra coppie dello stesso sesso dovranno risultare manifestamente diverse da quelle etero. Non famiglia ma «formazione sociale».Ma la preoccupazione resta. «L'esito dell'aula è imprevedibile, il Pd deve stare molto attento - ammette il capogruppo al Senato Luigi Zanda - Non ricordo altri provvedimenti arrivati in aula con queste quattro precondizioni: senza relatore, senza pareri del governo, emendamenti sconosciuti, voto segreto e libertà di coscienza sugli articoli più delicati». Un quadro che non depone a favore della legge e che per la prima volta induce la Cirinnà di solito assai trionfalistica a riconoscere che sulle unioni civili è possibile uno sgambetto al governo. «Se il voto segreto fosse semplicemente un voto di coscienza legato ai propri valori, questo rischio non ci sarebbe - spiega la Cirinnà - ma nel voto segreto spesso vengono accantonati i valori ed entra in ballo il gioco politico». Ecco perché il governo non intende scoprirsi e lasciare la patata bollente in mano al Parlamento. La Cirinnà però resta ferma su un punto. «Nessuna piazza può ostacolare il Parlamento», dice. Insomma anche se il Family Day contro le nozze gay dovesse fare il pienone il Pd non si farà condizionare. Ma l'opposizione è anche dentro il Parlamento e arriva proprio dagli alleati di governo. I centristi di Area Popolare ed Ncd ringalluzziti dal sostegno della Conferenza Episcopale e dai dubbi del Colle alzano le barricate. Per Maurizio Sacconi (Ap) il testo attuale è insostenibile e va corretto togliendo qualsiasi riferimento al matrimonio civile e alle adozioni.E che il testo della Cirinnà sia incompatibile con la Costituzione è sostenuto anche da un nutrito gruppo di insigni giuristi che hanno sottoscritto l'appello del Centro Studi Livatino contro il ddl.

Tra loro presidenti e vicepresidenti emeriti della Consulta come Riccardo Chieppa, Fernando Santosuosso, Paolo Maddalena; docenti universitari come Fernando Mantovani o Pierangelo Catalano e costituzionalisti come Luca Antonini e Felice Ancora. Il nodo denunciato è l'impropria «sovrapposizione del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare a pieno titolo di matrimonio fra persone dello stesso sesso».

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