Unioni gay, i vescovi spaccano il governo

Le parole del presidente Cei rianimano il centrodestra e agitano il Pd. E domani a Rimini c'è il premier

Unioni gay, i vescovi spaccano il governo

nostro inviato a Rimini

Il richiamo di Angelo Bagnasco sulla famiglia divide la maggioranza più di quando lo abbiano fatto le bordate di Nunzio Galantino contro la politica. È i destino dei temi etici. Generalmente è bene lasciarli sotto traccia a meno che non si vogliano spaccare gli schieramenti politici. Nel caso del numero uno della Cei, l'effetto è stato quello di attenuare la carica antipolitica dei ragionamenti del suo numero due e di ricompattare il mondo cattolico.

Era evidente ieri al Meeting di Comunione e liberazione. Sullo stesso fronte Raffaello Vignali, deputato di Ap ed ex presidente della Compagnia delle Opere, che giudica «condivisibili» le frasi del cardinale; Maurizio Lupi, presidente dello stesso gruppo parlamentare alla Camera e anche Roberto Maroni, governatore leghista della Lombardia. Difficile trovare voci discordi nel campo moderato.

Il richiamo alla famiglia tradizionale, «padre madre e figli» di Bagnasco ha invece messo nei guai la maggioranza e il governo. Si è distinto, tra i pochi contro il cardinale, Ivan Scalfarotto, esponente Pd e sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. «Bagnasco è oggettivamente fuori dal tempo, la sua riflessione non tiene conto della realtà e si scontra con l'evidenza dei più grandi paesi e dei più prestigiosi ordinamenti giuridici nel mondo, con Gran Bretagna, Francia, Spagna, Stati Uniti d'America». L'esponente Pd ricorda che «la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia, precisando che la nostra realtà costituisce una violazione dei diritti dell'uomo». Dichiarazioni che hanno fatto sollevare i moderati della maggioranza. Il deputato di Ap, Alessandro Pagano critica Scalfarotto per la sua impostazione «ideologica». Il vicesegretario dell'Udc Antonio De Poli invoca «la voce di piazza San Giovanni a Roma». Cioè il family day che negli ultimi tempi, complice anche la scelte di Cl di non partecipare, era finito un po' in ombra.

Una bufera passeggera in altri momenti. Ma oggi la polemica rischia di diventare una tempesta perfetta per il governo.

Domani al Meeting è atteso il premier Matteo Renzi. E non potrà tacere. Se dirà cose diverse da Bagnasco, se confermerà l'impegno a una legge per le unioni in tempi brevi, la sintonia con Cl, che era ancora tutta da provare, diventerà un ricordo.

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