
Da noi, nelle nostre Università, ciò che è successo alla Utah University dove Charlie Kirk è stato ucciso con un colpo di fucile dal 22enne Tyler Robinson mentre si confrontava in un dibattito con gli studenti dell'ateneo, non sarebbe successo. Un po' perchè dalle nostre parti fortunatamente i ragazzi hanno meno familiarità con armi e munizioni ma soprattutto perchè uno come Kirk in una Università italiana non avrebbe mai potuto parlare. Negli Stati Uniti invece il 31enne influencer da un paio d'anni girava con un proprio tour negli atenei per sostenere le sue tesi ultra conservatrici che lo vedevano "uno contro tutti" accusato spesso di seminare odio, rabbia, di aver contribuito all'imbarbarimento politico, civile, culturale del Paese. Insomma il peggio, il male assoluto. Ciononostante Kirk, che con oltre 7,5 milioni di follower su Instagram e 7 su TikTok aveva un seguito enorme, nelle Università ci andava, discuteva, ribatteva e quasi sempre dialetticamente aveva la meglio. Da noi non sarebbe neppure stato fatto entrare, perchè funziona così: si discute e si dibatte solo se si canta nel "coro", dentro ai confini obbligati di un pensiero unico, quasi mai ostinato e contrario, quasi sempre orientato a sinistra. O ci si adegua o si sta fuori. Fine.
E gli esempi non sono mancati. Senza andare a scomodare Papa Benedetto XVI che nel 2007 alla Sapienza a Roma avrebbe dovuto tenere una "lectio magistralis" per l'inaugurazione dell'anno accademico ma fu ritenuto "inadatto" per una Università laica, la storia è ricca di veti che hanno tolto la parola qua e là a relatori sgraditi. Nel 1977, sempre alla Sapienza fu l'allora segretario della Cgil Luciano Lama a farne le spese, "cacciato" senza possibilità di parlare dal movimento studentesco all'apice della resa dei conti a sinistra tra il PCI e l'Autonomia operaia. Cambiano i tempi ma non i metodi. E così a marzo dello scorso anno, sempre alla Sapienza, tocca al giornalista David Parenzo che doveva intervenire ad un incontro, essere "cacciato" dai Propal al grido di "sionista e fascista".
Stessa cosa alla Statale di Milano un paio di mesi dopo quando un evento organizzato dall'Associazione Italia- Israele viene cancellato dal rettore per motivi di ordine pubblico dopo le pressioni dei collettivi della sinistra. Certo, da noi non si spara, ma è forse l'unica consolazione.