Urbano Cairo dà la zampata al Corriere della Sera e lo fa con Banca Imi. Ieri sera, dopo l'annuncio, sembrava tranquillo. «Come ho dimostrato con Giorgio Mondadori, anche in un mercato difficile ho saputo rilanciare anche su nuovi prodotti».
Ma la botta per l'establishment sarà tosta. L'operazione è tutta fatta, come si suol dire, con carta, cioè con azioni di Cairo Communication. È il mercato che ci deve stare. E qui sta il punto.
Chi cederà le proprie azioni Rcs in cambio di quelle Cairo? Rispetto alle ultime quotazioni c'è un premio superiore al 20 per cento.
Ma Rcs non è solo una questione di soldi. Sembra chiaro che il primo azionista, e cioè Mediobanca, non sia nella partita: anzi che l'abbia subita.
È difficile immaginare che Cairo abbia lanciato questa sfida, per di più assistita da Banca Imi, senza aver sondato il terreno con gli altri grandi soci (grandi nel senso dei nomi, non tanto per i pacchetti azionari che sono frazionati).
Tanto più che la scalata definita «non concordata, ma amichevole» avrà successo solo se riuscirà a convincere il 50% del capitale.
Sono già partite le trattative. Anche se a tutti è chiaro che quando Cairo compra, vuole comandare.
Forse l'unico con cui un patto è stato già stretto è il professor Bazoli.
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