F uoco incrociato sulla Nord Corea. L'Onu mette a segno una stangata economica senza precedenti contro Pyongyang mentre Washington alza i toni e per bocca del consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, ribadisce di essere pronta ad una guerra preventiva contro il regime di Kim Jong Un. Il presidente Donald Trump da tempo sta facendo pressione per un impegno maggiore del governo del Dragone, storico alleato della Corea del Nord, e l'intesa per il via libera a nuove sanzioni raggiunta al Palazzo di Vetro (episodio rarissimo, su questo dossier) è frutto di lunghi negoziati tra Usa e Pechino iniziati sin dal 4 luglio, quando Pyongyang ha lanciato il primo dei due missili intercontinentali Icbm. La risoluzione proposta dagli Stati Uniti e adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza all'unanimità dispone misure restrittive contro Kim che mirano ad un taglio di un miliardo di dollari dell'export nordcoreano, un terzo del totale. In particolare impedisce l'esportazione di materie prime come carbone, ferro e piombo, destinate ad arrivare anche in Cina, ma colpisce pure i frutti di mare. Vieta poi ai Paesi membri di aumentare il numero di nordcoreani che lavorano all'estero, impedisce nuove joint venture con il regime e qualsiasi nuovo investimento in quelle correnti. Inoltre, altri nove individui e quattro entità vengono aggiunti alla lista nera, inclusa Foreign Trade Bank nordcoreana, a cui viene applicato il blocco totale delle attività. L'obiettivo, spiegano i diplomatici del Consiglio di Sicurezza, è quello di colpire i settori che garantiscono il maggiore flusso di denaro nelle casse di Pyongyang, che poi viene immediatamente utilizzato per spese militari.
Nei giorni scorsi l'ambasciatrice americana Nikki Haley aveva espresso la sua sfiducia su un eventuale intervento dell'Onu, affermando che chiedere la convocazione di un'altra riunione urgente dei Quindici dopo il lancio dell'ultimo missile a lunga gittata era inutile. Il documento adottato ieri, però, ha assestato un colpo economico durissimo al paese asiatico, che fatta eccezione per le armi è molto povero. «Questa risoluzione è il più grande pacchetto singolo di sanzioni deciso nei confronti di uno stato in generazioni», ha spiegato Haley, che ha ringraziato la Cina per aver appoggiato il testo. «È un messaggio forte al regime e un passo nella direzione giusta - ha aggiunto - ma non bisogna pensare di aver risolto il problema, non siamo neppure vicini».
Intanto, il consigliere per la sicurezza nazionale assicura che gli Stati Uniti sono pronti a tutte le opzioni per contrastare la minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord. «Compresa una guerra preventiva», ha spiegato il generale McMaster in una intervista a Mnsbc. «Se mi chiedete se stiamo preparando piani per una guerra preventiva rispondo di sì, una guerra per porre fine alle minacce di un attacco nucleare di Pyongyang verso l'America», ha precisato. McCaster ha poi precisato che «il presidente Trump è stato molto chiaro su questo»: «ha detto che non tollererà più le minacce di Kim. Per lui è inaccettabile che abbiano armi nucleari in grado di minacciare il nostro Paese». L'opzione militare è dunque sul tavolo. Ciò nonostante, il generale si è detto consapevole come ogni attacco potrebbe portare a «una guerra molto costosa che potrebbe causare sofferenze immense soprattutto alla popolazione sudcoreana».
La Russia, da parte sua, prosegue gli sforzi negoziali con Pyongyang e secondo Interfax, il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha in programma un incontro bilaterale con il collega nordcoreano Ri Su Yong a Manila, a margine del forum Asean in programma da oggi a martedì.
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