Valeria Robecco
New York Lo scandalo sessuale che dopo Hollywood ha travolto il mondo del business e della politica americana fa il primo morto. Mentre a Washington il senatore Bernie Sanders guida la crociata contro Donald Trump e chiede le dimissioni del presidente. Ma in Kentucky la valanga #meetoo, la campagna di denuncia delle donne che hanno subito molestie, ha addirittura portato il deputato repubblicano Dan Johnson a togliersi la vita. Il 57enne si è suicidato sparandosi su un ponte dopo essere stato accusato di aver violentato una ragazza minorenne nel seminterrato della chiesa in cui serviva come pastore, quattro anni fa. Il parlamentare ha definito le affermazioni «totalmente false», e parte di una strategia per screditare il Grand Old Party. A questo proposito ha citato il caso di Roy Moore, il candidato repubblicano che ha perso le elezioni in Alabama per il seggio in Senato dopo le accuse di molestie da parte di otto donne. La denuncia contro Johnson è stata resa nota lunedì dal Kentucky Center for Investigative Reporting. Una donna di nome Maranda Richmond ha raccontato che la presunta aggressione sessuale sarebbe avvenuta la notte di capodanno del 2013, quando aveva 17 anni, nel seminterrato della Louisville's Heart of Fire Church, dove Johnson l'avrebbe baciata e accarezzata sotto i vestiti. All'epoca la polizia aveva indagato, senza però presentare accuse formali, ma poco tempo fa ha riaperto il caso. Secondo il medico legale della contea di Bullitt, Dave Billings, il deputato ha fermato la sua auto in una zona appartata del ponte, vicino a Mount Washington, ed è morto per un solo colpo di arma da fuoco. Il suo corpo era all'esterno della vettura, e nelle vicinanze è stata trovata una pistola semiautomatica calibro 40. «Si tratta probabilmente di un suicidio», ha detto, precisando che in queste ore verrà svolta l'autopsia. Poco prima di morire, Johnson ha pubblicato sul suo profilo Facebook un messaggio, poi rimosso, in cui chiedeva alla famiglia di prendersi cura della moglie e negava nuovamente le accuse di aggressione: «sono false», ha scritto, «solo Dio conosce la verità».
Nel frattempo, il senatore progressista Bernie Sanders ha alimentato il coro dei democratici che chiede a Trump di lasciare per la sua cattiva condotta sessuale. «Credo che dovrebbe dimettersi», ha detto alla Cnn l'ex rivale di Hillary Clinton alle primarie, facendo un paragone tra le affermazioni contro il tycoon e quelle che hanno portato all'addio del senatore democratico Al Franken. «C'è un presidente accusato da molte donne di molestie, per non dire altro. Un uomo che in una registrazione sentita da tutti in America si vantava, in sostanza, delle sue aggressioni sessuali alle donne», ha attaccato Sanders. «Penso che dovrebbe dimettersi? Si.Penso che lo farà? No», ha aggiunto. Le sue parole seguono quelle della senatrice democratica di New York, Kirsten Gillibrand, che nei giorni scorsi Trump ha attaccato duramente su Twitter. Nel frattempo, un'altra testa è caduta in Texas, dove il deputato repubblicano Blake Farenthold ha annunciato che non si ricandiderà per il Congresso dopo la denuncia da parte di una donna del suo staff. E la bufera ha travolto anche il produttore discografico Russell Simmons, accusato di stupro da tre donne.
Il New York Times ha citato episodi avvenuti fra il 1988 e il 2014, ma lui si è difeso negando le denunce: «Mi hanno choccato, tutti i miei rapporti sono consensuali, non accetterò la responsabilità per qualcosa che non ho fatto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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