Utero in affitto, Lorenzin choc: "Siamo all'ultraprostituzione"

Il ministro della Salute si scaglia contro il ddl. I grillini confermano: "Sì se il testo non sarà impoverito"

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin

Roma «Da mercoledì in Senato si comincia a votare». E a ballare.Il capogruppo dei senatori Pd Luigi Zanda annuncia che, dopo molto penare, si è raggiunto un compromesso con i gruppi che si oppongono alla legge sulle unioni civili, Lega in testa, che ha accettato di ritirare il grosso della sua montagna di emendamenti ostruzionistici in cambio dell'assicurazione, da parte Pd, che non si userà il famoso metodo del «canguro» per troncare i tempi di discussione. «Un accordo tra gentiluomini», lo definiscono, che dovrebbe portare il numero di richieste di modifica da votare a meno di 500. Il Pd vuole limitare al massimo il numero di votazioni a scrutinio segreto (non più di una quindicina, si dice), per evitare incidenti, e avrebbero acquisito dalle opposizioni un assenso di massima a contingentarli.

Ma sul punto più contestato del ddl Cirinnà, quello della famosa stepchild adoption (che tutti evocano ma quasi nessuno, in Senato, riesce a pronunciare), numerosi voti al buio saranno inevitabili. Con tutti i rischi del caso: nel Pd si temono le trappole dei Cinque Stelle, ma anche cedimenti interni dell'ala cattolica. Mentre Ncd alza i toni: «Con la stepchild adoption si arriva all'ultraprostituzione», è il bizzarro anatema di Beatrice Lorenzin, ma poi fa subito retromarcia: «Comunque sui temi etici non esiste crisi di governo», si affretta a spiegare.Con i grillini si è arrivati quasi alla rissa, con un nervosissimo Alberto Airola che ha dato in escandescenze quando Monica Cirinnà gli ha chiesto rassicurazioni sulla compattezza del suo gruppo: «Se avete problemi interni risolveteveli da soli. Mi sono rotto i cogl... delle balle che scrivono i giornalisti servi».

Il riferimento è ai retroscena sui confusi tentativi del partito di Grillo di accreditarsi presso le gerarchie vaticane per puntare all'elettorato cattolico, che porterebbero diversi esponenti di destra di M5S a tentare di affondare la legge. Airola lo nega con veemenza: «Siamo tutti compatti a favore del ddl Cirinnà, se non si scende sotto un livello minimo di garanzie».Le preoccupazioni del Pd nascono anche dal fatto che in aula il ddl navigherà a vista, essendo privo di relatore e quindi di una regia ufficiale. E si attende il pronunciamento del presidente Grasso, cui spetta decidere su quali materie sia ammissibile il voto segreto. Il fronte Ncd invece preoccupa poco o niente, nonostante gli agitati proclami di Angelino Alfano, che chiede lo stralcio delle adozioni per poter votare la legge «a larga maggioranza», mentre «un asse tra Pd e M5s sarebbe un segnale traumatico». Niente crisi, però: «Non sarebbe una mossa intelligente», dice candido. Nel Pd sorridono: «Sono pronto a scommettere che mezzo gruppo Ncd alla fine voterà con noi, pur di non rischiare contraccolpi sul governo», spiega un navigato parlamentare, «e anche i nostri dissidenti saranno alla fine molti meno di quanti se ne contino ora».

In ogni caso, si spiega ai piani alti del gruppo Pd, «non esiste alcuna trattativa né con loro né con Ncd su ulteriori modifiche per recuperare voti al centro. Ne perderemmo troppi dall'altra parte, il gioco non vale la candela».

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