Coronavirus

Vaccinazione di massa: il piano delle Regioni dai farmacisti agli sms

Manca un protocollo nazionale per la seconda fase: le scelte di Lombardia e Lazio. Prima dose a 35mila italiani: identikit e amministrazioni virtuose.

Vaccinazione di massa: il piano delle Regioni dai farmacisti agli sms

A pochi giorni dal Vax Day l'incognita delle forniture pesa già sui piani delle Regioni per la cosiddetta fase due, quando a essere vaccinati saranno, dopo gli operatori sanitari e ospiti delle rsa, i cittadini in base alle diverse fasce d'età. Non è ancora stato inviato alle regioni un piano nazionale da seguire da parte della struttura del commissario Arcuri, i software per le registrazioni non sono ancora pronti, mentre si procede in ordine sparso anche sulle inoculazioni. Stando ai dati del monitoraggio aggiornati a ieri alle 19, finora sono state vaccinate 35.850 persone e sono state consegnate oltre 469mila dosi.


REGIONI VIRTUOSE


Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Lazio, hanno la percentuale più alta di dosi somministrate in rapporto alla popolazione, oltre il 15%. Per valore assoluto in testa c'è il Piemonte con 5.077 somministrazioni, il Lazio con 6.697, la Campania con 2.204 e la Lombardia con 2.171, che è anche la regione che ha ricevuto più dosi: oltre 80mila. L'ultima per rapporto vaccinati popolazioni è la Sardegna, con l'1,6%.

IDENTIKIT

Dei 35mila vaccinati, la maggior parte sono donne (20.458). Il maggior numero di vaccinazioni sono state fatte per la fascia di età compresa tra 50 e 59 (10.080), seguita da quella tra i 40-49 anni (8.046), poi da quella tra 60-69 anni (5.283). Oltre 31mila sono operatori sanitari e socio-sanitari, gli altri sono ospiti di rsa.

SECONDA FASE


Dopo la profilassi al personale sanitario, le incognite ora sono tutte sulla seconda fase, quella della vaccinazione di massa che partirà dagli over 80. Finché non ci sarà certezza sulle consegne delle dosi - è di ieri l'allarme di Pfizer Biontech sui ritardi degli altri vaccini in Europa - resta difficile per le regioni programmare le inoculazioni, mentre sono ancora incerti i luoghi di somministrazioni, da istituire nei luoghi strategici delle città.


MEDICI DI FAMIGLIA


Di certo c'è che un ruolo importante verrà assegnato ai medici di famiglia: «Nella seconda fase non potremo prescindere dalla indispensabile collaborazione dei medici di famiglia», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. Quando a marzo sarà il turno delle persone sopra gli 80 anni, in base alle dosi disponibili, sarà necessario avvalersi dei medici «che meglio di tutti conoscono capillarmente i loro pazienti». Saranno loro a dover organizzare la vaccinazione, anche domiciliare per chi non si potrà muovere da casa. Il segretario nazionale della Federazione medici famiglia, Fimmg, Silvestro Scotti però avverte: «Le Asl hanno i dati dei cittadini e dispongono di anagrafi vaccinali che però devono essere elaborati per distinguere le fasce cui dare priorità». Il software atteso dalle Regioni per la registrazione e la prenotazione però non sarebbe ancora pronto.


LE REGIONI


Per le persone sotto gli 80 anni non è ancora chiaro invece quale sarà il sistema di prenotazione da adottare. Sembra scemata l'ipotesi di affidarsi a un app, che pur era stata ventilata nelle scorse settimane. Il Lazio si sta organizzando per predisporre 6mila punti di somministrazione e pensa di introdurre lo stesso sistema già in uso per il vaccino antinfluenzale, «con prenotazione e chiamata». In Lombardia invece si sta valutando per la fase due un sistema a sms, con l'invito a vaccinarsi che potrebbe arrivare direttamente sul telefonino dei cittadini.

Per prenotarsi si dovrà rispondere e prendere appuntamento: «Non si può pensare di raggiungere i nostri 9 milioni di cittadini lombardi per lettera - ha detto Giacomo Lucchini, responsabile per la vaccinazione anti Covid - Noi pensiamo di incrociare i dati delle anagrafi sanitarie con medici di famiglia, gestori telefonici ed enti locali».

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